La recensione di “Shock”, nuovo album dei Bluebeaters

La copertina di Shock, album dei Bluebeaters uscito il 9 ottobre 2020

Cinque anni dopo Everybody Knows, i Bluebeaters tornano con un nuovo album, Shock. Questo disco, annunciato già da un po’, chiude idealmente la fase di transizione del gruppo cominciata con l’uscita di Giuliano Palma nel 2013. Everybody Knows ci aveva fatto conoscere la voce di Pat Cosmo. Un album irresistibile, immediato ed estremamente ballabile che si rifaceva al rocksteady e allo ska più autentici e che sanciva il ritorno dei Bluebeaters alla loro passione primordiale, ovvero gli anni ’60 della musica giamaicana. Con Giuliano Palma l’approccio era stato un po’ più “radiofonico”, comunque immenso: The Album e Long Playing in particolare sono due pietre miliari per lo ska italiano.

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Un paio d’anni dopo la pubblicazione di Everybody Knows i Bluebeaters hanno cominciato a sorprenderci, regalandoci dei pezzi un po’ diversi rispetto a quanto la loro storia musicale ci avrebbe fatto aspettare e preparandoci gradualmente al nuovo disco Shock, uscito il 9 ottobre per Garrincha dischi. Shock, infatti, include una serie di singoli relativi ultimi tre anni, questo album è il coronamento di un percorso musicale cominciato nel 2017 con il singolo Tempo. Ai fan è stata richiesta un po’ di apertura musicale, una sfida piacevole e divertente per alcuni, un po’ più dura per gli appassionati ortodossi.

In Shock lo ska ci accompagna sempre, in modo diverso rispetto a quanto accaduto negli album precedenti dei Bluebeaters. La voce e la presenza di Pat Cosmo appaiono particolarmente influenti, i testi assumono grande rilevanza ma la band è un po’ di più al margine, c’è meno spazio per gli assoli eclatanti a cui eravamo stati abituati e per le esibizioni individuali. Sia chiaro, la presenza del gruppo si sente e la qualità è alta, non potrebbe essere diversamente con i Bluebeaters, ma c’è stato una sorta di ridimensionamento.

Con Shock le atmosfere sono un po’ più “indie“, termine che può voler dire tutto e niente e che all’interno di questo articolo usiamo per fare riferimento all’immaginario comune contemporaneo relativamente alla musica indie, lasciando da parte per una volta le diatribe linguistiche sulla corretta interpretazione e sulla storia di questo termine. Le collaborazioni presenti all’interno di Shock vanno in questa direzione: Coez, Willie Peyote, CIMINI, Carota de Lo Stato Sociale (le due band avevano già mostrato una certa fratellanza in un live al Cavaticcio di Bologna nel 2019), Zibba.

Gran parte dei pezzi di shock ci offrono uno ska moderato e, come già accennato, fanno emergere soprattutto le abilità vocali di Pat Cosmo. Degne di nota soprattutto la splendida Come uno Shock, canzone dolcissima che culla l’ascoltatore sulle note di uno ska molto rilassante, Valentina, A metà e infine Un inverno stupendo che è la degna conclusione di Shock e uno dei suoi apici, canzone che avevamo già conosciuto – come Valentina – un paio di anni fa come singolo.

Un paragrafo a parte merita Sette Bastardi. Perché se è vero che è bello farsi stupire, mettere in gioco i propri pregiudizi musicali, e ringraziamo i Bluebeaters per averci portati a farlo, è anche bellissimo confermare qualche certezza. Sette Bastardi è un pezzo completamente strumentale, un delirio musicale che ci rimanda all’appassionante matrimonio tra la musica giamaicana e il western, argomento che abbiamo approfondito in passato. In questo pezzo i componenti dei Bluebeaters esprimono tutta la propria potenza musicale. Un po’ come prendere gli Upsetters, King Stitt, Ennio Morricone e frullare il tutto alla massima velocità. Pezzo glorioso che ci serve a non dimenticare un’anima fondamentale dei Bluebeaters. E per non dimenticare a tutti noi da dove fieramente veniamo, pur accogliendo sempre con entusiasmo e interesse le novità.

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