Lo scorso 5 maggio a Londra ci ha lasciato Millicent Dolly May Small, per tutti semplicemente Millie Small.
Il suo impatto è stato così forte che è da considerare senza dubbio la prima ad aver inscritto lo ska nel panorama musicale internazionale.
Senza la sua versione di My Boy Lollipop che ha raggiunto nel 1964 la numero 2 nella UK Chart, il nostro amatissimo ritmo in levare non avrebbe mai conosciuto la popolarità che ha permesso al genere di avere seguaci quasi ovunque nel mondo. Tutto questo anche grazie alla scoperta e al coraggio di Chris Blackwell, proprietario della storica Island Records e coproduttore di questo singolo di enorme successo e impatto mondiale. È stato lui stesso ad annunciare la morte di Millie Small a 73 anni a causa di un ictus.
Millie Small icona pop
Questa ragazzina prodigio che negli anni della “Beatlesmania” conquistava la vetta delle classifiche, nasce a Clarendon, una delle 14 “parrocchie” in cui è suddivisa la Giamaica. Figlia di un sorvegliante di una piantagione di cotone, a soli 12 anni Millie Small partecipa e vince al Vere Johns Opportunity Hour, un concorso per talenti che permetteva agli artisti giamaicani di emergere e provare ad avere una carriera musicale. Anche se nè Millie, nè chiunque altro all’epoca poteva ancora immaginare che ben presto una ragazza nera nei primi anni ’60, si sarebbe imposta nel grande mercato discografico, con una hit di un genere ancora relativamente sconosciuto al di fuori dell’isola caraibica.
Millie Small si era trasferita con la famiglia a Kingstone e aveva cominciato a collaborare prima con Owen Gray poi con con Roy Panton per la Smash Records di Coxsone Dodd. I due registravano col nome di “Roy & Millie”, ottenendo un discreto successo locale con We’ll meet.
In seguito ai primi successi, a scommettere su Millie Small e in generale sullo ska in Inghilterra fu Chris Blackwell. In quegli anni infatti cominciavano ad esserci i primi fenomeni migratori di massa di giamaicani e caraibici nel Regno Unito. Probabilmente, il visionario produttore discografico aveva intuito che anche il mercato europeo fosse pronto per il ritmo in levare.
Blackwell fonda l’Island Records nel 1959 a Kingston, imparando quindi a conoscere ed apprezare le sonorità locali. Quando la Giamaica acquisisce l’indipendenza, Blackwell sposta la casa discografica nel Regno Unito ed è qui che decide di puntare sulla giovanissima Millie, divenendo suo manager e tutore legale. Nel 1963 la porta a Londra e in poco tempo dopo corsi di danza e dizione, Millie Small era pronta per il grande pubblico.
Se Laurel Aitken, “the Grandfather of Ska”, era stato probabilmente il primo ad aver pubblicato un singolo ska nel 1959 con Little Sheila, e Prince Buster aveva portato Al Capone per la prima volta nelle classifiche inglesi, serviva un volto giovane e fresco per far schizzare una pezzo ska in cima, anche attraverso un mezzo sempre più importante come la televisone. Blackwell oltre alle sue doti artistiche, aveva evidentemente intuito un potenziale nell’immagine di Millie Small: con la sua presenza più rassicurante e “commerciale” rispetto a quella dei rude boy giamaicani, con quel sorriso bellissimo e contagioso, ricordava in qualche modo figure femminili acqua e sapone tipiche del pop di inizio anni ’60, come Marianne Faithfull o Ronnie Spector delle Ronettes.
Il resto è storia: My Boy Lollipop viene lanciata nel marzo del 1964 e diventa subito un enorme successo, a livelli quasi inaspettati. La canzone e il volto fresco di Millie Small fanno il giro del mondo, arrivando persino in Canada e Australia. Si impone anche in un mercato difficile come quello americano, anzi sull’etichetta della versione statunitense del disco viene scritto “The Bluebeat Girl”, la prima a rappresentare il genere in tutto il mondo.
“Bluebeat” era il nome con cui gli inglesi chiamavano lo ska e in generale la musica giamaicana, grazie all’etichetta Blue Beat Records che dall’inizio degli anni ’60 produceva R&B giamaicano in terra d’Albione.
Sulla scia del successo anche le successive pubblicazioni Sweet William e Bloodyshot Eyes entrano nelle classifiche americane, grazie anche ad un tour mondiale e alla partecipazione a numerosi programmi televisivi. Millie Small partecipa anche ad Around the Beatles, uno special tv sui quattro di Liverpool, che in quel periodo avevano una più che discreta popolarità.
My Boy Lollipop, il mondo conosce il bluebeat
Non si può parlare di Millie Small quindi senza parlare della hit che a soli 17 anni l’ha lanciata come stellina nella scena musicale internazionalle e sulle vette delle classifiche inglesi e mondiali. My Boy Lollipop originariamente si chiamava My Girl Lollipop (il titolo anche in avanti si presterà a riadattamenti a seconda dell’interprete), ed era un brano doo wop scritto da Robert Spencer dei Cadillacs. Nel 1956 viene poi registrato per la prima volta a New York da Barbie Gaye, una meteora pop dell’epoca stile Connie Francis o Brenda Lee.
La versione di My Boy Lollipop di Millie Small è stata particolarmente significativa per due ragioni. Innanzitutto è stato il primo grande successo della Island Records che da li in poi inizierà una serie di collaborazioni proficue con artisti reggae del calibro di Bob Marley, ma non solo. In secondo luogo il brano è stato il viatico per il successo mondiale non solo di Millie, ma anche del bluebeat al di fuori del territorio giamaicano.
Nel Regno Unito il genere prese particolarmente piede tra i mod, che già avevano accolto il rhythm and blues dagli Stati uniti. Si dice addirittura che Rod “The Mod” Stewart, ben prima di diventare la voce graffiante dei Faces, abbia accompagnato con l’armonica Millie Small nell’esecuzione di My Boy Lollipop.
Un’integrazione di generi, culture e razze quindi, che seguiva la strada tracciata dal primo rock ‘n’ roll e si lanciava verso la consacrazione del reggae di fine anni ’60 in Europa.
Gli ultimi anni di Millie
“Quella canzone divenne un successo ovunque. Girammo insieme tutto il mondo perché chiunque voleva che Millie partecipasse a spettacoli musicali e televisivi. Fu incredibile il modo in cui gestì quel successo”. Queste le parole di Blackwell su quegli anni frenetici e incredibili. Successivamente Millie Small pubblicò con l’Island Records altri due album: Sings Fats Domino e Time Will Tell. Nel 1969 registrò insieme ai Symarip My Love and I, un brano early reggae sulla scia del successo del genere nel Regno Unito in quel periodo.
Nei primi anni ’70 dopo alcune sporadiche apparizioni televisive, rendita dell’enorme successo degli anni precedenti, Millie Small decide di interrompere la sua carriera discografica. Da qui in poi non ci sono notizie rilevanti riguardo la “Bluebeat Girl”, fino al 6 agosto del 2011 quando in occasione del quarantanovesimo anniversario dell’indipendenza, il Governatore le conferisce l’Order of Distinction, per il suo ruolo a dir poco fondamentale nell’esportazione della musica e della cultura giamaicana.
Nel 2016 Millie Small rilascia un’intervista approfondita al giornalista Tom Graves in merito alla prima parte della sua carriera e al successo enorme e inaspettato di My Boy Lollipop. La cosa più incredibile è che nonostante la clamorosa esposizione mediatica, Millie aveva quasi sempre rilasciato brevi dichiarazioni adatte al formato comunicato stampa. Ciò conferisce un’ulteriore valore a questa intervista che si può leggere qui, previa registrazione al sito.
“Era una donna dolce e dotata di grande senso dell’umorismo, una persona speciale“, questo l’epitaffio dell’affezionato padrino Chris Blackwell per ricordare Millie Small dopo la sua morte lo scorso 5 maggio. Una donna che con incredibile disinvoltura e naturalezza è diventata una delle prime icone pop femminili, che in qualche modo ha contribuito fortemente all’integrazione razziale nel Regno Unito e che infine ha reso popolare un suono che noi scrittori e lettori di questo blog continuiamo imperterriti ad amare.