Con un più che perdonabile ritardo, parleremo di Young Gifted and Black, un brano che per 50 anni ha fatto ballare noi inguaribili amanti di ska/reggae, rocksteady e in generale della black music.
Il 4 aprile del 1970 il brano scritto un anno prima da Nina Simone, viene coverizzato da numerosi artisti tra cui Bob Andy e Marcia Griffith, raggiungendo la Top 5 del Regno Unito. Il solo fatto che una traccia reggae abbia raggiunto una tale popolarità, basterebbe per far capire il ruolo musicale e sociale di Young Gifted and Black. In un periodo di forti cambiamenti e tensioni razziali, la canzone portata al successo dal duo giamaicano Bob & Marcia non puo che portare con sè un fortissimo significato, segnando un punto di svolta.
Young Gifted and Black di Nina Simone
(To be) Young Gifted and Black: “essere giovane, dotata e nera“, il titolo dice già molto. Il testo è semplice quanto efficace, un inno alla giovinezza ma anche alla presa di coscienza di non essere soli in quanto neri afroamericani. Arrivava in un momento, alla fine degli anni ’60, in cui il movimento americano per i diritti civili sembrava aver perso la sua spinta propulsiva. Mentre lo scontro diventava più radicale e la repressione si organizzava, nel 1969 veniva assassinato da parte della polizia americana Fred Hampton, leader delle Black Panthers.
Quando Eunice Kathleen Waymon in arte Nina Simone scrive e registra questo storico brano, la cantautrice e pianista del North Carolina era già una voce fondamentale dell’orgoglio nero e dei diritti civili. Il suo concerto il 21 marzo del 1964 al Carnage Hall di New York ha rappresentato un punto di svolta della sua carriera artistica. Salendo sul palco con una formazione musicale ancora acerba e con una band d’accompagnamento più tipicamente rock che soul-jazz, spiazza e colpisce direttamente al cuore il suo pubblico.
Era la prima volta che Nina Simone cantava testi così crudi e impegnati, ed era raro all’epoca che la soul music affrontasse temi politici con tale trasparenza e senza giri di parole.
Nell’ottobre del 1969 Nina Simone registra Young Gifted and Black, un gospel musicalmente semplice e diretto che diventa subito un punto fermo nei canti dei cori neri in tutto il Paese. Nel 1970 il brano esce in un album live Black Gold, in cui si può trovare anche una versione calypso di Suzanne di Leonard Cohen.
Nina Simone ha dedicato Young Gifted and Black all’amica Lorraine Hansberry, una scrittrice e attivista morta di cancro nel 1965, autrice di A Raisin’ in the Sun, un testo letterario ancora oggi fondamentale nella cultura afroamericana.
La versione di Bob & Marcia
Come detto il brano di NIna Simone ha avuto un forte impatto sulla cultura nera dell’epoca, a livello sociale prima di tutto. Successivamente molti artisti soul come la mitica Aretha Franklin, e reggae come gli Heptons, hanno reinterpretato musicalmente Young Gifted and Black, ma nessuno è riuscito a portarla all’ascolto di massa come il duo giamaicano Bob & Marcia. La loro reinterpretazione skinhead reggae fu lanciata come singolo dalla Trojan Records esattamente 50 anni fa, raggiungendo la quinta posizione nella classifica inglese e dando una scossa culturale ai giovani giamaicani immigrati nel Regno Unito.
Così come Nina Simone aveva allargato le prospettive dei giovani neri negli Stati Uniti, Young Gifted and Blck di Bob & Marcia contribuì alla consapevolezza culturale dei giamaicani, che in quegli anni avevano cominciato a popolare i quartieri operai inglesi. Il movimento skinhead come sappiamo si era sviluppato in quest’ambito, con la forte influenza dei rude boy giamaicani. Con la crescita della disoccupazione e del disagio sociale nel corso degli anni ’60, si svilupparono contrasti razziali anche all’interno di una sottocultura nata dall’unione tra working class locale e immigrati giamaicani.
Pochi brani reggae all’epoca avevano così chiaramente parlato del nero non come singolo individuo, ma come moltitudine potenzialmente pronta ad agire e reagire alla discriminazione e alle violenze. Il testo di Young Gifted and Black finisce con un “… is where it’s at!”, traducibile con “… è la sfida del momento!” che lascia spazio a poche interpretazioni. In questi termini la popolarità del brano rappresentava un incoraggiamento per i giamaicani del Regno Unito, ma anche una minaccia per i coetanei bianchi.
Come racconta Tony Face Bacciocchi gli skinhead all’epoca cominciarono a cantare “young gifted and white” durante i dj set, cominciando a staccare a volte i fili delle casse, a provocare risse o ad evitare proprio la frequentazione con i coetanei di orgine africana. Dall’altra parte le divergenze si accentuarono e molti giamaicani cominciarono ad abbracciare il Rastafarianesimo, che prevedeva il loro ritorno nell’Africa libera e unita.
Il sodalizio di Bob & Marcia dopo il successo di Young Gifted and Black durò pochi anni. Il tempo di sfornare un altro successo come PIed Piper e verso la metà degli anni ’70 il duo giamaicano si separò, non considerando fruttuosa la loro collaborazioone.
Bob Andy (28/10/1944 – 27/3/2020)
“Bob non solo ha giocato un ruolo essenziale nello sviluppo della musica giamaicana, ma ha anche contribuito in modo significativo alla storia della Trojan Records, scrivendo, interpretando e producendo canzoni che sono state fondamentali per convertire l’etichetta nella società reggae più affermata ed influente. Mancherà moltissimo a tutti noi”. Queste le parole di Laurence Cayne-Honeysett della Trojan Records su Bob Andy che è morto all’età di 75 anni proprio nell’anno del cinquantesimo anniversario dell’uscita di Young Gifted and Black, poco più di un mese fa.
La carriera musicale di Bob Andy non si limita alla collaborazione con Marcia Griffith. Nato a Kingstone col nome di Keith Anderson, ha militato inizialmente tra le fila dei Binders e dei Paragons, per poi continuare come solista a metà degli anni ’60. In quel periodo collabora col produttore Coxsone Dodd, con cui registra per lo Studio One tracce reggae rimaste pietre miliari, come I’ve Got to Go Back Home and Too Experienced.
Bob Andy ha anche scritto alcuni pezzi che verranno interpretati da mostri sacri dello ska/reggae come Gregory Isaacs, Ken Boothe e Delroy Wilson, così come per la stessa Marcia Griffiths come solista. Il sodalizio artistico tra i due si è sciolto a metà degli anni ’70, Marcia successivamente si è unita ai Threes, il coro di Bob Marley, in sostituzione agli Wailers.
Nel frattempo Bob Andy ha continuato sul filone politico e sociale, colpendo il sistema capitalista e le classi dirigenti con brani come Fire Burning e Check It Out, per poi ritirarsi alla fine degli anni ’70 per problemi di salute. È tornato alla musica solamente alla metà degli anni ’90, registrando l’album Hangin’ Tough e ha avuto l’onore di essere insignito dell’Order of Distinction da parte del governo giamaicano, un riconoscimento alla sua carriera artistica e al suo ruolo fondamentale nella diffusione della cultura giamaicana.
I riconoscimenti a Bob Andy sono arrivati anche dagli “addetti ai lavori”, dopo la sua morte. Come ha ricordato il dj David Rodigan su Twitter, il suo repertorio ha contribuito fortemente allo sviluppo della cultura reggae, oltre ad essere un lascito fondamentale per gli artisti che verranno.
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