A diciotto anni dall’ultimo album in studio, il 1 febbraio scorso è uscito Encore, nuovo lavoro degli Specials.
Inutile dire tutto quello che gli Specials hanno rappresentato per la scena ska e per il 2 tone, e anche per questo l’eccitazione nella scoperta dell’uscita di questo disco è stata notevole.
Encore si inserisce in un periodo tutto sommato positivo per le band chiave della scena 2 tone, basti pensare ai Selecter e ai Madness che hanno recentemente sfornato dei begli album,
Daylight e Can’t Touch Us Now, grazie ai quali sono tornati in Italia in più di qualche data.
Come molti ricorderanno, la formazione degli Specials ha subito delle importanti variazioni sin dall’inizio degli anni ‘80. Gli Specials veri e propri sono infatti esistiti solo per pochi anni. Attualmente, a far pesare la loro assenza sono innanzitutto Jerry Dammers, compositore delle più note canzoni della band inglese e cuore del gruppo, poi Neville Staple (autore del libro Original Rude Boy, che segnaliamo), Roddy Biers e tristemente anche il batterista John Bradbury, deceduto nel 2015, all’inizio della registrazione di quest’album. Rispondono attualmente all’appello Terry Hall, Lynval Golding e Horace Panter. Da segnalare inoltre la presenza di Steve Cradcock, storico componente dei leggendari Ocean Colour Scene e attualmente figura di accompagnamento fondamentale nella carriera di Paul Weller.
Encore è un album che vive del proprio marketing e dell’aura di storicità che gli Specials si portano addosso ancora prima che del proprio contenuto musicale, che pur essendo buono rischia di essere in grossa parte una replica di cose sentite più e più volte.
L’uscita del disco è stata curata nei minimi dettagli, la comunicazione è stata gestita al meglio e aveva un chiaro obiettivo nel mirino: creare un hype gigantesco per raggiungere il vertice della classifica inglese, cosa che è poi effettivamente avvenuta. E arrivare al numero uno in UK non è cosa di poco conto.
Dell’album in sé e per sé, a netto dei soliti noiosi discorsi sulla storia della band, cosa rimane? Encore è un lavoro che si ascolta piacevolmente ma che difficilmente sarà a “lungo termine”; almeno personalmente non credo continuerò ad ascoltarlo frequentemente – salvo alcuni pezzi specifici – dopo aver finito di scrivere questa recensione.
In grossa parte Encore rievoca il passato degli Specials, facendo però a meno dell’attitudine musicalmente più aggressiva, quella che abbiamo sentito in canzoni come Rat Race o Concrete Jungle.
Da un punto di vista dei contenuti i ragazzi di Coventry cavalcano in grossa parte i temi politici attuali, affrontandoli in modo ampiamente condivisibile. Ma non solo, come vedremo dopo. I testi sono proprio uno dei punti di forza di Encore nonostante l’assenza di Jerry Dammers. Non è facile capire chi li abbia scritti in quanto l’intestazione come autori è a nome collettivo “The Specials”.
L’apertura è con Black Skin Blue Eyed Boys (cover del pezzo del 1973 degli Equals), e l’immediatamente successiva B.L.M. (“Black Lies Matter”), piccola autobiografia di Lynval Golding, ne è il seguito, due canzoni dal sapore un po’ blaxploitation e un po’ Sandinista.
Vote for Me, primo singolo estratto, è ovviamente un bel pezzo. Ma è l’ennesimo rifacimento di Ghost Town in salsa contemporanea. E il testo risulta abbastanza stereotipato, al di sotto della media del disco.
The Lunatics non lascia il segno, Breaking Point è invece uno degli episodi più interessanti, perché ascoltandola viene in mente un accostamento ideale tra gli Specials e la musica balcanica che gli appassionati di cinema tante volte avranno ascoltato nei film di Emir Kusturika.
Non poteva mancare una cover ska, Blam Blam Fever. Riascoltarla è sempre una gioia, perché ci ricorda da dove veniamo e non è mai abbastanza, ma c’è da chiedersi perché gli Specials abbiano scelto una canzone che avevano già coverizzato in Skinhead Girl, del 2000. Mistero.
10 Commandments è una sorta di dub-poetry che risponde alla sessista e celebre Ten Commandments di Prince Buster in modo molto critico. A parlare non è un componente degli Specials, ma Saffiyah Khan, un’attivista appassionata alla musica degli Specials. La storia di questa collaborazione è interessante. Saffiyah divenne nota nel 2017 per la foto virale in cui affrontò col sorriso Ian Crossland, leader della razzista EDL (English Defense League) all’interno di una manifestazione a Birmingham. In quella foto, Saffiyah indossava una maglietta degli Specials. Il testo è ben fatto, “Pseudo-intellectuals on the internet / They tell me I’m unhappy because I’m not feminine / Failing to consider that I may be unhappy / Because it’s 3 AM and I’m in the depths of YouTube / Watching them whining“.
Embarassed By You è semplice e orecchiabile. Con The Life and Times (Of a Man Called Depression) si cambia decisamente rotta e si affronta un argomento delicato quale è la depressione. A parlarne, diretto interessato, raccontandosi, è proprio il cantante degli Specials Terry Hall, che ha sofferto del disturbo bipolare. Anche musicalmente la canzone risulta un po’ più inquieta e riflessiva.
We Sell Hope è una degna chiusura che scalda il cuore e prova a regalare un po’ di fiducia dopo le tante canzoni critiche. Come in American Beauty Kevin Spacey ci ricordava che “C’è tanta bellezza nel mondo“, gli Specials in Encore ci dicono “Look all around the world could be a beautiful place to live in”.