I titoli, i testi e i temi della musica giamaicana degli anni ’60 e ’70, dallo ska al reggae ed al dub, sono stati costantemente popolati da personaggi mitici, tratti dalle notizie di attualità, dalla cronaca, dai film, dalla cultura popolare e, ovviamente, dalle Scritture. Queste figure, spesso uomini soli autori di imprese epiche, erano capaci di suscitare un senso di dignità, orgoglio e speranza in se stessi nelle masse diseredate dei ghetti di Kingston da cui provenivano, oltre che negli artisti, nei ballerini e negli appassionati di musica che frequentavano le dance e i sound system.
Uno degli esempi più noti è sicuramente rappresentato dagli attori dei film western, tema che abbiamo già approfondito. C’era poi spazio per i protagonisti hollywoodiani del momento, come James Bond o Cleopatra, per quelli dei film sulle arti marziali orientali, per i personaggi politici come John F. Kennedy (ma anche per il suo assassino Lee Harvey Oswald) o Fidel Castro, passando per i simboli dell’emancipazione nera come Marcus Garvey o Martin Luther King e i campioni della boxe come Muhammad Ali o Joe Frazier .
Un posto particolare, e potremmo dire anche insolito, all’interno di questo filone della reggae music, lo merita la passione per lo spazio e per gli astronauti. Per tutti gli anni ’60, nel cuore della sfida spaziale tra USA e URRS, la musica giamaicana non ne era di certo rimasta indifferente: basti pensare solo all’origine del nome degli Skatalites. Ma con la conquista della Luna, e nel corso della fusione del rocksteady in un nuovo stile chiamato reggae, le cose si fecero molto più interessanti.
Siamo nel 1969, in piena Guerra Fredda. In quell’anno, e più precisamente la notte tra il 20 ed il 21 luglio, il mondo intero rimase incantato di fronte alla televisione che trasmetteva i passi marchiati a stelle e strisce di un uomo che, in tuta e scarponi, passeggiava saltellando in quel deserto di polvere e crateri che è la Luna. Quell’uomo era ovviamente Neil Armstrong.
Si trattò di un avvenimento pop, nel senso più ampio del termine, un avvenimento capace di influenzare profondamente un’epoca e il suo immaginario, la moda, il cinema, la musica e la cultura in generale. Neil Armstrong aveva toccato la luna, l’aveva sfidata, ci aveva camminato sopra. Calpestandola e fotografando l’impronta del suo stivalone, era tornato sulla terra vincitore e sorridente.
“Un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità” furono le parole che pronunciò nel compiere il primo balzo sulla superficie del satellite. Parole forse un po’ esagerate, ma entrate di diritto tra i momenti iconici del ‘900.
Parallelamente, ad avanzare veloce come un missile, in quegli anni, era la musica giamaicana. Il cuore pulsante del triennio 1968-1970 vide l’esplosione del reggae, stilisticamente dominato dall’organo hammond e da ritmi veloci e spezzettati di retaggio folk e, contestualmente ma oltreoceano, l’affermarsi del movimento skinhead nelle strade di Londra: le band e i cantanti dai ghetti della Giamaica presero a sbarcare e attraversare la Gran Bretagna accolti come eroi nei club, nei magazine musicali e a Top Of The Pops.
L’industria musicale giamaicana, lo sappiamo tutti, è sempre stata estremamente prolifica, capace di sfornare centinaia di singoli al giorno. E per molti di questi, in quel fatidico 1969, motivo d’ispirazione fu proprio l’impresa lunare di Neil Armostrong con la sua navicella Apollo 11. Artisti affermati come Derrick Morgan, Laurel Aitken, Jackie Mittoo, Owen Gray o Peter Tosh ed emergenti (i Symarip/Pyramids, Rupie Martin, gli Hippie Boys) quando non proprio misteriosi (Sir Washington, i Moon Boys, S.S. Bins o gli Showboys, per nominarne solo alcuni), cantarono le gesta del mito del momento. E non solo i testi e i titoli dei brani, ma anche i movimenti di danza furono ispirati dai passi lunari: nacque proprio così il famoso moonstomping, quel goffo modo di ballare il reggae con addosso i pesanti anfibi Dr Martens.
Abbiamo deciso di elencare una manciata di pezzi reggae a questo avvenimento ispirati. Non i più scontati e conosciuti. Dall’elenco, infatti, sono state escluse canzoni celeberrime quali Moon Hop di Derrick Morgan o Skinhead Moonstomp dei Symarip.
“Shine your boots, brush your teeth because the man on the moon looks different from the man on the earth, that’s what I say boys!”