Science Fiction, la recensione del nuovo album degli Aidid & Friends

Science Fiction degli Aidid & Friends

Science Fiction è il terzo lavoro in studio degli Aidid & Friends. Si tratta di un disco che è totalmente a tema fantascienza e che, pur avendo varie tracce cantate, rimanda alla migliore tradizione strumentale giamaicana. Dei torinesi Aidid & Friends avevamo già parlato in occasione del loro secondo album, The Rocksteady Vintage ShowScience Fiction prosegue sulla scia del precedente lavoro ma lo fa in modo più coerente, sia da un punto di vista tematico (ogni traccia è un riferimento alla fantascienza e allo spazio, grande passione del cantante Andrea ma anche tema ricorrente nella musica reggae giamaicana di fine anni ’60), sia da un punto di vista musicale. Il suono appare decisamente più compatto, pulito e preciso, segno di una maturazione notevole. A ciò si aggiunge il fatto che si tratta del primo disco che gli Aidid & Friends fanno uscire per Maninalto! Records.

Science Fiction si apre con Intro The Space, traccia coinvolgente il cui titolo gioca con le parole intro/into. A farla da protagonista sono le tastiere, il ritornello è decisamente orecchiabile ed il ritmo diventa gradualmente più intenso man mano che il pezzo incalza. La traccia è strumentale ma c’è spazio per qualche parola pronunciata in stile pienamente toasting. Intro The Space vede il cantante dei Mahout, band torinese nata nel 1997, come ospite.

Si prosegue con On the Moon, in cui entra in gioco il cantante e leader Andrea “Aidid”. Si tratta di un elogio a Neil Armstrong, comandante dell’Apollo 11, primo uomo sulla luna. Anche in questo caso il ruolo delle tastiere è centrale, ma abbiamo anche l’opportunità di apprezzare il sax della band.

Con la terza traccia, Space Cowboy, le cose si fanno veramente interessanti. Passione nota degli Aidid & Friends è quella per gli artisti giamaicani che, negli anni ’60, hanno omaggiato il filone cinematografico degli “spaghetti western”. È proprio con quei riferimenti ben in mente che prende vita l’irresistibile Space Cowboy che, oltre a far emergere maggiormente il talento individuale dei vari componenti della band, prova a descrivere in modo originale l’atmosfera di Houston, dove ha sede il centro di controllo della NASA.

» Qui abbiamo approfondito il rapporto tra la musica giamaicana, le sottoculture e gli “spaghetti western”

La successiva Last Day On Mars abbassa il ritmo dell’album. La sensazione di malinconia che si prova nell’ascoltarla ben si sposa con il testo del pezzo: un’ideale lettera d’addio di un cosmonauta che, a causa di un incidente spaziale, è costretto a rimanere su Marte e deve scrive alla moglie e alla figlia per dirgli addio.

Nel finale l’album raggiunge il suo apice, qui abbiamo due collaborazioni con gli spagnoli Upshitters, band che avevamo avuto modo di elogiare per il loro contributo nella serie di singoli Western Reggae Hits. Looking for Polaris e Looking for Vega sono i due pezzi maggiormente in levare dell’album, lo ska si fa sentire ma a dettare la linea è sempre il ruolo dominante della tastiera. Entrambe le tracce hanno la stessa base, ma danno vita a due versioni differenti. A detta degli stessi Aidid & Friends, questi due pezzi descrivono un futuro in cui tra migliaia di anni il sistema solare si sarà spostato e la Vega segnerà il nord astronomico al posto della stella Polare.

Rispondi