Sono note e scontate le connessioni tra la musica ska e il movimento mod, il primo ad ascoltare, ballare e diffondere il genere in arrivo dalla Giamaica attraverso gli immigrati dalle West Indies nei primi anni ’60. Oltre agli aspetti musicali, la scena mod assorbì dai giamaicani anche tratti estetici e ad accolse senza alcuna preclusione razziale ragazzi e ragazze di colore nella scena.
Grazie alla Blue Beat Records, fondata nel 1960 a Londra, i dischi incominciarono a girare con più facilità nel circuito mod. Uno degli idoli musicali della scena mod dei primi 60’s era senz’altro Georgie Fame che con i suoi Blue Flames infiammava le serate al “Flamingo” e nei principali club londinesi e inglesi con un set a base di rhythm and blues. Georgie Fame fu il primo bianco a suonare ska (tra l’altro anche come session man in parecchi dei 400 singoli stampati dalla Blue Beat Records).
Nel 1964 Fame incide l’ep Rhythm and Blue Beat con quattro brani, tra cui Madness di Prince Buster, Tom Hark Goes Bluebeat, cover di Tom Hark di Jack Lerole, che nel 1980 sarà anche ripreso dai Piranhas, Humpty Dompty, cover di Eric Morris and Drumbago che è inclusa anche nel celebre Rhythm and Blues at the Flamingo (registrato nel 1963 e pubblicato l’anno successivo).
» Qui la recensione dell’album di Georgie Fame Rhythm and Blue Beat
Lo ska si diffonde nelle dance hall e tra i gusti del pubblico e diventerà, alla fine dei 60’s, colonna sonora delle serate del neonato movimento skinhead.
Per ritrovare connessioni dirette con il giro mod bisognerà attendere però il 1979 con l’arrivo dello ska revival. Madness, Specials, Selecter, Bodysnatchers, The Beat saranno frequentemente presenti nelle discografie dei nuovi mods.
E, inevitabilmente, lo ska si intrufola anche nelle nuove mod band.
A partire dai Jam di Paul Weller che in Strange town, singolo del 1979, propongono un incedere ritmico che fa riferimento al soul ma che non disdegna accenti tipici del sound in levare. La cosa è ancora più evidente nella versione demo dove è palese che l’ispirazione fosse ska e che solo un successivo arrangiamento ha modificato in qualcosa di più soul pop rock.
Un vago riferimento c’è anche nello strumentale Circus, composta da Bruce Foxton, bassista dei Jam, per Sound Affects, dell’anno successivo.
È puro ska invece la versione di Poison Ivy dei Coasters, proposta dai Lambrettas nel primo album Beat Boys in the Jet Age.
Allo stesso modo i Merton Parkas che nel primo e unico LP Face In The Crowd propongono Give It Me Now.
Roland Orzabal e Curt Smith prima di trovare il successo come Tears For Fears suonarono nella mod band dei Graduate inserendo spesso e volentieri elementi ska nei loro brani, in particolare in Elvis Should Play Ska.
Dagli anni ’80 in poi lo ska entra prepotentemente nelle sonorità care alle sottoculture e non solo, arrivando a contaminare ampiamente la scena punk e fondendosi in mille altre influenze.
La prima mod band italiana a filtrare esplicitamente con lo ska e che tutt’ora, dopo 35 anni di attività, prosegue coerentemente nello stesso filone è stata sicuramente quella degli Statuto che riuscirono, come è noto, ad arrivare nel 1992 al Festival di Sanremo con un brano al 100% ska.
Successivamente lo ska diventa “istituzionale” e ben inserito nel contesto mod (e non solo) diventando presenza abituale sia in chiave tradizionale che attraverso varie contaminazioni.
» Qui il blog di TonyFace Bacciocchi, autore di quest’articolo.