We Are Reggae, la recensione del nuovo disco dei The Oldians

La copertina di We Are Reggae, album dei The Oldians uscito nel 2018

Tra le varianti dello ska, quella che tende al jazz è una delle più interessanti. Ed amare lo ska-jazz oggi vuol dire fare i conti con i The Oldians, che a Febbraio 2018 sono usciti con We Are Reggae (Liquidator Music).

I The Oldians sono una band di Barcellona con più di 15 anni di storia alle spalle. Sono uno dei nostri gruppi preferiti e non ne facciamo segreto: li abbiamo visti in cima alla classifica dei migliori album del 2016, e poi in una recensione che elogiava il loro Out Of The Blue, disco che ci aveva offerto pezzi memorabili del calibro di Same Old Song e Groovin Lazy.

I The Oldians sono: Xavi Angulo, Álvaro Taborda, Eduard Fernàndez, Javier García, Ricard Vinyets, Pol Omedes, Saphie Wells.

We Are Reggae è il settimo album dei The Oldians, e si presenta particolarmente bene. La copertina è bellissima, così l’interno che esplicita l’immaginario di riferimento, quello dei musicisti ska jamaicani che provenivano dalla scena jazz come Ernest Ranglin, Tommy McCook, Rolando Alphonso e così via. L’ultimo lavoro della band guidata dal chitarrista Javier ‘Sir J’ García si pone in continuità con il precedente Out Of The Blue, di cui può essere considerato musicalmente un seguito vista anche la presenza, per la seconda volta consecutiva, della cantante Saphie Wells, che con il calore della sua voce arricchisce una band già eccellente. In questo caso, le tracce cantate sono ancora di più rispetto al passato. A tutto ciò si aggiunge la presenza di alcuni autorevoli ospiti tra cui spicca il leggendario percussionista giamaicano Larry McDonald.

Il lato A si apre con uno strumentale in pieno stile Oldians: Double Seven è un ritmo in levare dolce e malinconico. All’inizio della canzone è la sezione fiati a farla da padrone e poi, come un gruppo jazz a pieno titolo, i musicisti si spartiscono lo spazio per dare vita ai propri assoli. Emergono, in particolare, chitarra e tastiera, per un finale che fa “parlare” nuovamente i fiati. Con Come On & Dance, We Are Reggae, Those Little Things, Come Here Baby ritroviamo la voce incantevole di Saphie Wells: difficile non farsi assorbire completamente ascoltandola; attualmente sarebbe difficile immaginare gli Oldians senza il valore aggiunto del suo talento. L’impressione è quella di essere in una piccola e calorosa sala concerti da venti persone, col privilegio di ascoltare una piccola gemma rivolta ad un pubblico ristretto e selezionato. Il lato A si conclude in un modo simile all’apertura, ma con più lentezza. Here’s That Rainy Day è infatti uno strumentale godibile, con la chitarra di Javier García saldamente al comando: si tratta inoltre dell’unica cover presente in questo disco, adattamento reggae dell’omonimo pezzo di Jimmy Van Heusen.

Il lato A di "We Are Reggae" dei The Oldians

Il lato A

Il lato B, in apertura, ripropone la voce di Saphie Wells, con Go Find Your Own Way, uno ska-jazz molto ritmato, condito da un glorioso assolo di sax. Con Laura la voce si fa momentaneamente da parte per lasciarci in compagnia di atmosfere romantiche e jazzate. These Days, Suddenly, No One Can Stop You e il solenne reggae di Babylon sono le ultime tracce, tutte cantate, con cui si chiude l’album.

Il lato B di "We Are Reggae", album dei The Oldians

Il lato B

We Are Reggae è un disco ottimo, che conferma l’alto livello compositivo e tecnico dei The Oldians, con una voce che è veramente in grado di fare la differenza, capace di far entrare gli Oldians nell’olimpo dei gruppi ska migliori degli ultimi anni. La decisione di puntare tanto sulla voce fa però sentire meno l’esplosività di alcune canzoni strumentali che invece erano state uno dei punti forti di Out Of The Blue. Si tratta, tuttavia, di un dettaglio che non scalfisce minimamente la bellezza di un lavoro che continueremo ad ascoltare con insistenza per molto e molto altro tempo ancora, ad opera di una delle più grandi certezze della scena ska mondiale.

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