Ovvero: come rendere sgradevole l’incontro con una delle più importanti band giamaicane di sempre. Come molti, attendevo i Toots and The Maytals da mesi, ma l’esito è stato catastrofico: un’esperienza negativa, perchè i live li si vivono a tutto tondo e non basta avere davanti uno dei gruppi che maggiormente si ama per passare una bella serata. L’organizzazione dell’esibizione del leggendario gruppo reggae è la dimostrazione migliore (cioè peggiore) di ciò. Prima di continuare a scrivere è necessario fare una premessa: qui non viene messo in dubbio il riconoscimento verso chi si è impegnato a portare in Italia i Toots and The Maytals. Sappiamo bene quanto sia difficile proporre buona musica al giorno d’oggi, per una serie di ovvi motivi che non sto qui ad elencare, dunque questi enormi sforzi organizzativi vanno apprezzati a priori. Detto questo, non ci si può esimere – prima di commentare la performance dei Toots and The Maytals – di spendere alcune parole per le condizioni in cui il tutto si è svolto. Aggiungo anche che ogni evento ha i suoi lati negativi (è normale) ma in questo caso si è oltrepassato ogni limite.
Ho già accennato al live come “esperienza totale”. Ci sono dei casi in cui la compagnia, l’atmosfera ed il contesto fanno veramente la differenza. Se sulla compagnia non si può dire nulla perchè quella è responsabilità del singolo partecipante, possiamo invece dire tanto sul contesto. Partiamo con l’affermare che probabilmente ai Toots and The Maytals vi erano molte più persone presenti nella sala di quante questa ne potesse effettivamente contenere, e già prima dell’inizio del concerto si percepiva disagio. Quando la musica parte io sono miracolosamente posizionato nelle prime file ed è subito sofferenza: il pubblico “immaturo” dà vita al pogo che – per quanto mi riguarda – è inaccettabile in qualsiasi concerto ska, figuriamoci quando c’è una sala piena oltre la capienza consentita. Dopo tre/quattro pezzi comincia a girarmi la testa e mi defilo gradualmente a lato, tuttavia la situazione non migliora di molto. Si sta male ovunque e non si respira: immaginate un ambiente stracolmo, senza spazio per muoversi, con la gente che poga e che fuma dentro, con il soffitto bassissimo e ventole inefficienti. Ciò che vivo è insostenibile così mi sposto ancora più dietro, vicino la porta d’uscita. Va leggermente meglio, ma il godimento non arriva e non vedo l’ora che l’agonia finisca. Una frustrazione incredibile, perchè se ci si ritrova ad avere sensazioni negative mentre si ascoltano alcune delle “colonne sonore” della propria vita è chiaro che c’è qualcosa che non va. In questa serata hanno preso il sopravvento un brutto contesto ed una brutta organizzazione che hanno fatto passare in secondo piano i Toots and The Maytals. Poche persone si sono dette soddisfatte dell’esperienza, personalmente me ne sono accorto confrontandomi con i tanti conoscenti presenti, ma è sufficiente andare sulla pagina dell’evento per rendersene conto. Questi alcuni commenti: “Toots vale qualsiasi sacrificio ma ieri avete esagerato. Ingordi, avete fatto entrare il triplo delle persone che avrebbero potuto assistere al concerto. Incoscienti, se ieri prendeva fuoco un fiammifero ci morivamo tutti lì dentro.“; “Ci siamo fatti 7 ore di macchina per assistere a uno dei concerti peggio organizzati che abbia mai visto … All’interno aria irrespirabile.“; “A tutti quelli che davanti a una leggenda della musica giamaicana e al dolce ritmo in levare hanno preferito saltellare e pogare, invece di ballare: VI MERITATE I MODENA CITY RAMBLERS, MALEDETTI”
E i Toots and The Maytals come sono stati? Al netto del disastroso contesto, c’è da dire che la voce di Toots Hibbert è ancora oggi incantevole, capace di regalare emozioni nonostante l’età. Il “ragazzo” è in forma anche fisicamente: imbraccia la chitarra e si muove a suo agio sul palco come se il tempo non passasse mai. L’apertura è fortissima, il via è con Monkey Man ed è difficile non sentire un brivido lungo la schiena quando la si ascolta: basti pensare alle centinaia di serate in cui la si è sentita. Quante volte avremo ballato quel favoloso pezzo? Con quante persone ed in quanti contesti diversi? È come ripercorrere una parte importante della propria vita, quella che parla di musica ska e sottocultura, che è racchiusa anche nelle note di queste favolose canzoni. Si va avanti, il ritmo e forte ed al terzo pezzo scatta I’ll Never Grow Old: parole semplici ma fondamentali, un inno alla vita. Si prosegue a suon di grandi classici, e non ne manca nessuno. Pressure Drop è un’ovazione, Bam Bam fa battere forte il cuore, Pomp and Pride è irresistibile, Louie Louie è il pezzo di tutti i “kids”, Time Tough oltre ad essere musicalmente un capolavoro ha un contenuto che qualsiasi giovane ancora oggi non avrà difficoltà (purtroppo) a sentire proprio, e così via. Il bis regala una sola canzone, che è giustamente 54-46, That’s My Number: è sufficiente l’intro di questo classico per sapere che venire a questo concerto, comunque, valeva la pena.
Un Toots decisamente in forma, quindi, ma un paio di pecche – ahimè – vanno annotate. La prima riguarda la band, completamente oscurata dal leader-leggenda. Non un assolo, zero spazio ai talenti individuali, coriste per nulla valorizzate. Altra nota negativa: Toots ha ammiccato troppe volte al pubblico attraverso facili “remix” dei suoi pezzi. Time Tough che, nel finale, viene trasformata in un pezzo “third wave” non si può sentire, l’obiettivo era certamente quello di creare facile goliardia, ma a me e i miei amici non interessava, non in quel momento almeno: cosa mi frega di pogare come un’adolescente che va a un concerto per la prima volta in vita sua quando ho davanti la band che è all’origine di molte delle cose che amo?
Condivido, anche se ,personalmente dopo 3 ore e mezza di viaggio, lì per lì non volevo dare spazio al contesto e alle polemiche ma solo al gruppo e al divertimento.
Aggiungo: entrando mezz’ ora prima del concerto mi sono seriamente preoccupato sentendo l’impianto del locale che strideva e distorceva praticamente ogni pezzo original che il dj proponeva. Palco totalmente indeguato, alla band, (mi domando come possano aver accettato ) Luci ferme fino a 3/4 del concerto e , se nom eri davanti alle casse, ti perdevi buona parte delle frequenze basse.
Sui musicisti non aggiungo note di merito, tutto sommato, come potevano emergere musicalmente in una situazione del genere??il bassista ha suonato praticamente dietro al batterista! E c’é chi non si é accorto che i tastieristi erano 2! Di fatto ,tra palco e luci da oratorio, NON SI CAPIVA NEMMENO QUANTI ELEMENTI C’ERANO! sulla sicurezza, direi anche chissenefrega…. E lo dico solo perché sto scrivendo questo post dopo aver visto comunque un concerto emozionante, ma sappiamo bene che, come già scritto in precedenza tra i commenti fb, un fiammifero l’altra sera avrebbe fatto una strage. Detto ciò, Viva chi ha portato Toots e i Maytals,grazie davvero,grazie grazie. La prossima volta andrà meglio