Statuto, dai palchi agli stadi, l’intervista

Intervista agli Statuto

In occasione della tappa bolognese del tour degli Statuto dedicato al 25ennale di Zighidà ed alla sua ristampa, ho avuto modo di intervistare la mod-band torinese. Degli Statuto si era già parlato a proposito del loro ultimo album in studio Amore di Classe, poi con uno speciale dedicato allo ska a Sanremo e più recentemente proprio con la recensione dell’album Zighidà. Prima del concerto a Bologna ho fatto una chiacchierata con loro, parlando con il batterista Naska e con il cantante Oscar. Il live è andato molto bene ed è stato valorizzato dalla presenza del sax, che ha reso il concerto degli Statuto più carico e movimentato del solito.

Che significato ha per gli Statuto la ristampa, dopo 25 anni, di Zighidà? E’ una scelta nostalgica?
Oscar: E’ un’idea della casa discografica, non è una scelta legata alla nostalgia. Anche perchè le tracce di Zighidà le abbiamo sempre suonate nei nostri concerti, addirittura da prima che uscisse, perchè nel disco convergevano alcune canzoni di nostri lavori passati, da Vacanze del 1988 e da Senza di Lei del 1989. E’ stato il nostro primo album per una major, e ne approfittammo per mettere dentro le cose più importanti che avevamo fino ad allora. I pezzi che lo caratterizzano sono anche gli immancabili nei concerti, e l’occasione del 25ennale ci ha permesso di riproporli.

Da dove viene il live contenuto in quest’edizione?
Oscar: questa versione contiene due cd, uno è Zighidà con delle bonus tracks, l’altro è un concerto risalente al 1992. A quei tempi registravamo tutto, lo facciamo anche oggi ma utilizziamo il digitale e, dal mio punto di vista, la qualità è decisamente più bassa. Nella nostra carriera in totale abbiamo fatto quasi 1500 concerti, a casa ho centinaia di cassette che ne contengono molti di questi.

E’ difficile per voi, a volte, sapere che il pubblico ha un legame così forte con Zighidà al punto da essere portato a trascurare altri vostri lavori? E’ frustrante?
Naska: in certi pezzi magari sì, un po’…
Oscar: no, frustrante direi proprio di no. Anche se non ti nascondo che fare Piera tante volte, dopo tanti anni, non è più molto piacevole. Il discorso è diverso per canzoni come Ragazzo Ultrà o Ghetto, sono pezzi importantissimi, sempre attuali, che ci piacciono oggi come allora.

Uno dei cambiamenti importanti che hanno caratterizzato gli Statuto negli ultimi anni sono i fiati. Ormai da un po’ di tempo non li utilizzate più, anche se in questo tour è tornato il sax. Perchè avete abbandonato i fiati?
Oscar: in questo tour c’è il sax, ma è una cosa legata esclusivamente alla ristampa di Zighidà, perchè abbiamo deciso di provare a fare quei brani come in passato. Utilizziamo il sassofono, tra l’altro chi lo suona è davvero bravo. Siamo però convinti che il suono degli Statuto senza fiati ci dia modo di esprimerci molto meglio. Negli ultimi tempi, con i fiati, c’era uno scollamento totale tra noi come base e loro, non c’era un coinvolgimento artistico-musicale, anche perchè a suonarli erano sempre turnisti. La cosa si avvertiva notevolmente, per questo abbiamo ri-arrangiato i brani, anche quelli con i fiati, ed a nostro parere il risultato è stato molto positivo. Riconosciamo anche che a volte il pubblico sente la mancanza dei fiati, e la cosa è visibile.

Ma rimanete convinti del fatto che senza fiati vada meglio?
Oscar: personalmente nella maniera più assoluta. A volte ai concerti la gente ci chiede Un passo avanti, anche se è ovvio che è impossibile eseguirla senza il sax. Il suono in quattro a nostro parere è veramente compatto, e sono ormai sette anni che abbiamo fatto questa scelta. Il fatto che stiamo usando il sax in questo periodo è soltanto un’eccezione, in genere tagliamo le parti dei fiati ed i pezzi funzionano benissimo.

Dal mio punto di vista Zighidà è il vostro album più importante, anche se credo che il mio preferito soggettivamente sia Canzonissime. Gli Statuto ne hanno uno prediletto?
Oscar: non è facile rispondere, credo che ognuno abbia il suo.
Naska: ci sono delle fasi, considera che io non riascolto mai i dischi dopo averli composti. Probabilmente il mio preferito potrebbe essere Tempi Moderni. Credo ci siano molti bei pezzi su quel disco.

Ottimo album, le canzoni che amo di più di quel disco sono Sabato non è l’unica notte e Neanche lei.
Oscar: purtroppo è stato il nostro lavoro che ha venduto meno, anche se ce l’hanno suonato molto, per esempio lo metteva Radio 105, Radio Deejay, RDS, ma non servì a nulla.

Il pubblico si aspettava altro dagli Statuto?
Oscar: esattamente. Il pubblico cominciò ad essere deluso anche dalle nostre performance dal vivo, perchè facevamo solo un paio di pezzi ska, ed alla fine del concerto.
Naska: A quell’epoca poi eravamo totalmente etichettati come un gruppo ska e facemmo un disco completamente diverso, all’improvviso.

Era diventato un peso per voi questa specie di “etichetta” ska?
Naska: era un clichet, nel quale si rischiava di rimanere ingabbiati. Questo però è successo nel ’97. Poi siamo tornati a fare ska, ed ancora oggi la gente ci identifica come gruppo ska. Volenti o nolenti è così, e non è necessariamente una cosa negativa, solo che in noi c’è anche altro e vogliamo che si sappia. Nella nostra carriera abbiamo spaziato molto artisticamente.

Ritornando a Canzonissime, il mio brano preferito è Solo tu. Mi sono sempre chiesto se il video di quella canzone fosse un tributo a I Was Dreaming dei Blind Alley, dato che ci sono delle scene sono molto simili e voi avete un particolare legame con Gigi Restagno.
Oscar: no, non lo è, ed il regista del video non aveva mai visto quello dei Blind Alley. In effetti ci sono una serie di affinità, ma non sono volute. In comune c’è la scalinata, che in I Was Dreaming però è quella della chiesa della Gran Madre, di affine c’è anche la figura di quella donna “misteriosa”, ma son due cose diverse. Anche se il legame con Gigi Restagno è ovviamente enorme.

Come si sceglie la scaletta quando si ha alle spalle un repertorio così ampio? Perchè alcune canzoni mancano da così tanto tempo nei vostri live?
Oscar: eh ma ne abbiamo troppe ormai.
Naska: ad esempio, a che pezzi fai riferimento? Cosa vorresti sentire?

Mi vengono in mente Il cielo in una stanza, Io salgo, Nemmeno Tu, tanto per citarne alcuni…
Oscar: bè, hai fatto nomi di pezzi un po’ particolari. Ma non è facile, anche perchè le canzoni di Zighidà vanno eseguite necessariamente. Non puoi toglierle perchè il pubblico le richiede fortemente, poi non può mancare In Fabbrica, Sole Mare, ed è chiaro che lo spazio si riduce. Però ci sono 7/8 pezzi che ruotano sempre.

Avete suonato con tanti artisti che personalmente ammiro, e mi piacerebbe sentire qualche testimonianza della vostra esperienza con loro, ad esempio su Paul Weller o Noel Gallagher.
Naska: abbiamo diviso il palco con Paul Weller al Traffic Festival di Venaria, in provincia di Torino, nel 2010. Inoltre una volta feci un dj set prima di un suo concerto acustico al Barrumba di Torino nel 2001, erano i tempi della presentazione del suo album Days of Speed. Con lui ci eravamo fermati a parlare un po’ di musica, mi chiese dei pezzi di Little Richard e fui sorpreso da quella richiesta. Noel Gallagher l’abbiamo incrociato un paio di volte, suonammo anche di spalla agli Oasis a Roma nel 2002.
Oscar: ho parlato una volta con Noel Gallagher a RTL, sostanzialmente ci confrontammo sul calcio.

A proposito di calcio, la vostra immagine è indissolubilmente legata anche al mondo ultras. Come lo state vivendo in questo particolare periodo?
Oscar: è un periodo di transizione, ma non sappiamo ancora bene verso cosa. La tessera del tifoso è stata una grossa sconfitta perchè non ci è stata compattezza nel rifiutarla. Quello che è successo a Roma, invece, è la dimostrazione che se si mantengono ferme le proprie posizioni dei risultati si ottengono, però c’è troppa gente che si arrende. La forte repressione di questo periodo, comunque, andrà fisiologicamente a scemare, perchè è assurda e ridicola. Mi auguro che gli stadi non saranno più i laboratori di repressione che finora sono stati.

Questo concetto era ben spiegato da Valerio Marchi, in alcuni suoi libri diceva che quello che veniva “testato” negli stadi, da un punto di vista della repressione, poi sarebbe stato applicato altrove, e così è stato con il “daspo cittadino”.
Oscar: certo, “prima gli ultrà poi tutta la città”. E purtroppo va ancora in questo modo. Non potrà esser sempre così, anche perchè essendo controllati e annientati a questo livello il rischio è che si arrivi a non avere più nulla che giustifichi queste sproporzionate misure repressive. E’ comunque un periodo di transizione, di questo son certo.

In piazza Statuto come procede?
Oscar: va bene, mi dispiace molto in questo periodo non poterci essere il sabato a causa dei concerti. Ci sono quattro generazioni diverse che si riuniscono in piazza Statuto, dai più vecchi ai più giovani, e questa è una cosa molto positiva. Abbiamo sempre saputo evolverci mantenendo un’organizzazione efficace, proponendo eventi, stabilendo un legame con la città senza comprometterci mai. E’ una realtà più unica che rara e siamo ben radicati sul territorio, ci piacerebbe essere imitati anche altrove. Abbiamo una solidità inarrivabile e ne siamo fieri.

Dopo aver sperimentato tante cose, continuate a sentirvi creativi? Cosa vi aspettate per i prossimi anni?
Oscar: facciamo quello che ci viene, siamo musicalmente legati alla cultura mod. La parola “esperimento” non ci piace, è un termine da intellettuali. Veniamo dalla strada, viviamo sulla strada, per questo siamo genuini e veraci e la “sperimentazione” non fa parte di noi. Finchè c’è qualcosa da dire si compone, il disco attuale è chiaramente una felice anomalia ed è dedicato ad una ricorrenza, ma l’anno scorso abbiamo fatto uscire Amore di Classe, disco che mi convince sempre di più con il passare del tempo. Dal vivo si cerca anche di accontentare il pubblico ed è normale che sia così: anche noi quando vediamo un artista che ci piace pretendiamo da lui i suoi pezzi più noti.

Non avete intenzione di fare come Paul Weller?
Oscar: lui si può permettere di fare quello che fa, ed è una sua caratteristica peculiare. Chi lo segue lo sa, ed inoltre la sua carriera oggi è totalmente solista.

A proposito, che ne pensate del suo ultimo disco?
Oscar: non l’ho apprezzato minimamente.
Naska: sono d’accordo, in genere i suoi ultimi album non mi sono piaciuti, non solo Saturns Pattern, ma neppure Sonik Kicks e Wake Up The Nation mi hanno convinto.
Oscar: devo dire che lo stesso vale per l’ultimo dei Madness, Can’t Touch Us Now, l’ho trovato terribile, non c’è un pezzo che mi sia piaciuto, e mi dispiace molto. Le esibizioni dal vivo lo confermano, dato che fanno pochissime canzoni nuove. Hanno una scaletta fissa con i pezzi sempre nelle stesse posizioni praticamente da vent’anni, ed è dovuto alla necessità di accontentare il pubblico.

Devo dire che non sono d’accordo con voi, ho apprezzato sia gli ultimi di Paul Weller – in particolare Saturns Pattern – sia l’ultimo dei Madness, da me ben recensito. Per quanto riguarda le scalette: credo che ogni tanto il pubblico vada “deluso” o, almeno, sorpreso. In quanto a nuove uscite, c’è qualcosa di interessante che state ascoltando ultimamente?
Naska: come band contemporanee io sto ascoltando un gruppo di giovanissimi che si chiama Temples, hanno fatto un disco due anni fa che è molto bello, un po’ psichedelico, richiama i Tame Impala. Ray Davies ha fatto un album nuovo dal titolo Americana, lo apprezzo come artista ma quest’ultimo lavoro mi ha lasciato perplesso.
Oscar: a me personalmente non piacciono i Tame Impala, come gruppi nuovi ovviamente gli Spitfires, noi l’abbiamo fatti suonare a Torino. Su di loro c’erano grosse aspettative, in realtà il loro successo è stato abbastanza limitato, l’obiettivo era quello di farli esplodere ma non ce l’hanno fatta.

Concluderei chiedendovi qualcosa a proposito della potenziale – e discussa – esperienza a Sanremo. Pensate di ritornarci?
Oscar: noi sì, ma non sappiamo se è d’accordo chi di dovere. Abbiamo fatto un solo vero tentativo dopo il 1992, attraverso la canzone Ci Pensa Fonzie, e non ci ha preso. Quella che volevamo proporre quest’anno non l’hanno neppure ascoltata, non abbiamo rispettato il regolamento al cento per cento e quindi non è stata approvata. Era un pezzo disimpegnato fatto appositamente per il festival, ce l’abbiamo da parte ed in futuro potremmo riutilizzarlo.

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