“C’era dietro un incredibile storia sociale: quella dei ragazzi che avevano trasformato la storia della loro vita in un’opera d’arte”
(Militant A – Assalti Frontali)
C’è anche un po’ di ska all’interno di Rotte Indipendenti, miniserie di Giangiacomo De Stefano e Lara Rongoni, nata per celebrare il ventennale del MEI (Meeting delle etichette indipendenti), trasmessa su Sky Arte nel 2016. Quattro puntate che descrivono la scena musicale indipendente di quattro città italiane: Bologna, Milano, Torino, Roma.
Rotte Indipendenti è un documento prezioso, appassionante ed autorevole che riesce ad offrire un compendio di un ampio periodo (dagli anni ’70 fino ai tempi più recenti) delle scene musicali presenti nelle città scelte. Questo è il suo punto di forza perchè sarebbe stato impossibile trovare tante informazioni così ben organizzate, tutte insieme, altrimenti. Ma è anche il suo – inevitabile e comprensibile – punto di debolezza in quanto nessuno dei gruppi o contesti citati viene approfondito a sufficienza.
Nella puntata su Bologna emerge l’enorme influenza che il punk ha avuto sulla città, ed alcuni episodi ad esso legati. In particolare, il celebre concerto dei Clash in Piazza Maggiore, voluto dall’amministrazione per riallacciare il rapporto con i giovani. Questo concerto creò una scissione all’interno del movimento punk italiano (Crass vs Clash). Ma c’è anche spazio per Skiantos, Nabat, Raf Punk. Una nota particolare merita l’esperienza dell’Isola nel Kantiere, che diede vita al movimento delle Posse, ma fu anche importante per l’harcore punk. Il dialogo tra scene diverse è presente e produttivo, ma ci sono anche delle divisioni: “All’interno dell’hip-hop c’era il discorso della rivalità, che all’interno del punk non esisteva. All’interno dell’hip-hop c’era gente che si tirava addosso della gran merda, questa cosa esiste ancora oggi. Una cosa fastidiosa e incomprensibile.” Nel complesso, Bologna appare come la città in cui c’è stata più orizzontalità tra le scene.
Milano è la città del Virus, storico centro sociale simbolo del punk italiano. Ce lo racconta Marco Philopat, autore di Costretti a Sanguinare. Divertente la descrizione della “commissione culturale” del Leoncavallo con la quale i punx hanno dialogato a seguito dello sgombero del Virus. Si parla un pò di ska, attraverso i mutevoli Casino Royale. La puntata su Milano si conclude con Afterhours, Bluevertigo, e la musica d’autore.
Il terzo episodio di Rotte Indipendenti è su Torino, la città operaia per eccellenza. Anime diverse riescono a convivere in questo scenario. Torino è la città delle icone dell’hardcore italiano, i Negazione, ma è anche la casa degli Africa Unite, dei Persiana Jones o dei famosissimi Subsonica. Una citazione speciale meritano gli Statuto, da più di trent’anni una presenza radicata in città, gruppo importantissimo per lo ska italiano e per la scena mod.
Roma è forse la realtà più complessa tra quelle descritte. Dispiace vedere il suo potenziale limitato dalle tante divisioni, di cui gli intervistati non fanno segreto. La divisione tra i quartieri è forte, così si ripercuote anche in ambito politico e musicale. Roma è la città in cui, più che mai, è necessario prendere posizione. In quest’episodio si parla tanto degli Assalti Frontali, della Banda Bassotti, poi dei Colonna Infame Skinhead, fino ad arrivare al folkrock.
Sono stato positivamente colpito da Rotte Indipendenti. Questa miniserie, offrendo uno sguardo d’insieme, conduce ad alcune inevitabili riflessioni. La più ovvia, ma sempre importante da sottolineare, riguarda il contesto: una città priva di luoghi aggregativi e di gente che si sbatte per le etichette indipendenti difficilmente potrà far emergere i propri ragazzi. Ciò è confermato dal fatto che, in tutte le città, gli intervistati (alcuni dei quali oggi molto noti) abbiano un forte senso di gratitudine nei confronti dei centri sociali, posti in cui “è consentito sbagliare, per imparare”. Riflessione importante, più che mai, in un periodo in cui, in tutta Italia, gli sgomberi sono quotidianità.