5 anni di Boundless Ska Project: intervista

I Boundless Ska Project sono una band ska-jazz di Lecce, tra le più interessanti realtà nel panorama italiano. Nel Dicembre 2016 hanno festeggiato i loro cinque anni di attività, traguardo che abbiamo celebrato ripercorrendo la loro storia attraverso una lunga chiacchierata: gli inizi, i concerti più significativi, le collaborazioni memorabili, le difficoltà, il rapporto con la città.

 

Partirei chiedendovi cosa c’è alla genesi del Boundless Ska Project. Come è nato questo feeling quinquennale tra sette giovani musicisti?

Christian: Ci siamo conosciuti attraverso la banda del paese. Antonio suonava il clarinetto, io studiavo trombone. Il fatto di frequentare gli stessi posti e di condividere gli stessi gusti musicali ha fatto nascere l’idea del Boundless Ska Project. Eravamo anche in contatto con Andrea Giurgola, il nostro futuro chitarrista, una vera e propria enciclopedia vivente sullo ska. Questo è stato il nucleo iniziale del Boundless Ska Project. Era il Novembre 2011. In quel periodo, all’università, frequentavo anche Marco Cazzetta, persona con cui avevo suonato quando ero ragazzino. Di lui, ricordavo che fosse un ottimo chitarrista. Mi raccontava che in quel periodo stava suonando il basso, gli proposi l’idea e fu subito dentro. In università con noi c’era anche Daniele Rizzo, che suonava la batteria, grande appassionato di reggae e ska che recentemente ha messo su un piccolo sound system autocostruito. Poi c’era Alessandro Corvaglia, che è l’attuale sassofonista alto, anche con lui ci conoscemmo tramite il circuito delle bande. Partimmo, quindi, in sei, nel Novembre del 2011. In seguito si aggiunse Marco Tamborino, in arte Tamboz, al pianoforte.

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I Boundless Ska Project hanno vissuto anche dei cambi di formazione.

Christian: sì, Daniele è stato il primo batterista ma già dopo due mesi fu sostituito da Feliciano. Alessandro Casciaro, attualmente alle tastiere, subentrò dopo due anni di attività. Quella è stata la nostra formazione fino ad un mese fa quando Marco, il nostro bassista, è partito in Irlanda per lavoro. A lui è subentrato Matteo Resta, con alle spalle esperienze con Crifiu, BandAdriatica, Giovane Orchestra del Salento. Agli inizi, nel 2011, partimmo suonando principalmente Ball of Fire degli Skatalites, eseguivamo quasi tutte le canzoni di quel disco.

Gli Skatalites sono stati la vostra principale influenza?

Antonio: sì, gli Skatalites sono stati molto importanti, ma non solo. Ascoltavamo anche delle altre band come la Rotterdam Ska Jazz Foundation, oppure i New York Ska Jazz Ensemble, ma anche Jazz Jamaica All Stars, in particolare di questi ultimi citiamo l’album Massive, secondo noi un capolavoro.

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Per quanto riguarda il vostro primo concerto, mi sembra che fu al Guernica, posto fondamentale per la scena leccese nonostante sia durato soltanto due anni.

Antonio: già, proprio così, il nostro primo concerto fu al Guernica. Ovviamente fummo chiamati da Mirko “OldBoy”. In quel periodo in Salento si era sparsa la voce della nascita di un gruppo ska-jazz, e gli appassionati aspettavano il primo live. Noi eravamo tutti universitari, ed alcuni di noi frequentavano degli ambienti vicini alla curva. Inoltre erano i primi anni di Calcio Senza Confini, un periodo in cui a Lecce cominciavano a succedere delle cose importantissime. Alcuni di noi conoscevano già quest’ambiente, e questo ci aiutò. Si ascoltava anche un bel pò di ska a Lecce. Il terreno era fertile. La prima serata, al Guernica, fu assieme ad un gruppo leccese rockabilly che quella sera festeggiava il ventesimo anno. Si trattava dei The Widows.

Christian: nella descrizione dell’evento del Guernica, quella sera, c’era un bellissimo slogan: “un grande ritorno, ed uno storico esordio”. C’era una contrapposizione tra loro che si riunivano e noi che partivamo. Eravamo davvero giovani. Era il 2011, l’età media del gruppo era di 20 anni. Abbiamo dato inizio, attraverso il Boundless Ska Project ed attraverso quel primo concerto al Guernica, a qualcosa di molto importante per il contesto leccese.

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Il primo live, al Guernica

Siete nati, tra l’altro, in un momento di particolare fermento per Lecce. In quel periodo il Salento, nel giro di un trimestre, ospitò gli storici concerti di Selecter, Jimmy Cliff, Toots &The Maytals, Skatalites. Contemporaneamente, Lecce vedeva fiorire un buon numero di realtà culturali e politiche, oltre a nuovi luoghi di socialità. Stava avvenendo qualcosa di molto significativo. Mi sembra evidente il fatto che i Boundless Ska Project abbiano un forte legame con quel periodo e con i contesti affermatisi in quegli anni a Lecce.

Antonio: noi eravamo degli studenti fuori sede dalla provincia leccese, ci trasferimmo a Lecce per studiare. Venivamo da contesti quali la Rimesa Autogestita a Sanarica. Arrivammo a Lecce e trovammo un ambiente molto stimolante. Basti pensare a Calcio Senza Confini. Attorno a Calcio Senza Confini ruotavano alcune realtà alle quali noi ci siamo sentiti molto vicini. Questi contesti ci hanno dato l’opportunità di essere protagonisti, attraverso la nostra musica, alle loro manifestazioni. Si pensi alla No Racism Cup, al Binario 68 Occupato, alla Palestra Popolare, allo Spartak Lecce. Siamo cresciuti insieme, queste realtà ci hanno dato tanto, e nel nostro piccolo anche noi a loro. Grazie a questi contesti si è diffuso un pò lo ska a Lecce.

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Il film che racconta Calcio Senza Confini

Christian: è stato un periodo importante per il Boundless Ska Project, e per Lecce, per quello che questa città stava vivendo. Possiamo vederlo come un “periodo d’oro” per lo ska a Lecce, un periodo sicuramente migliore di quello di oggi. Basti pensare a Cleopatra Sound, che era il nostro equivalente in versione dj set. Con loro abbiamo fatto molte serate, loro aprivano e chiudevano con i loro dischi da cultori i nostri concerti. Non era solo un dj set il loro, era molto di più: Antonio e Pirlo erano dei veri esperti, con una collezione di dischi incredibile. Questo connubio tra il nostro gruppo strumentale, ed il loro dj set, fu vincente. C’era un ottimo seguito, ricordo serate assurde in cui la gente ballava senza sosta. Sono stati due anni fortunatissimi per gli appassionati di ska e reggae a Lecce.

Ci sono dei concerti di quel periodo che ricordate con particolare passione? A me, per esempio, sono rimasti in mente quelli alle varie No Racism Cup, in particolare quello alle Fattizze a Torre Lapillo.

Christian: quella che hai citato fu una grande serata. Arrivammo dove dovevamo suonare e trovammo delle balle di paglia. Non c’era niente. Cercammo di organizzarci per riuscire a suonare, improvvisando una sorta di palchetto. Venne fuori una serata pazzesca. Ti dico soltanto che la mattina dopo smontai il trombone ed era strapieno di terra, per quanta gente c’era stata a ballare.

Avete in mente qualche altro concerto che vi è rimasto impresso?

Christian: sicuramente esibirci sullo stesso palco degli Skatalites al So What Festival per noi è stato importante, è stato un concerto che in qualche modo ha “chiuso un cerchio”.

Antonio: anche i concerti in trasferta sono stati molto emozionanti, per esempio quello per Dax a Milano nel 2016.

Christian: questo 2016 è stato l’anno in cui siamo stati più in giro per l’Italia. Perugia, Caserta (realtà con cui abbiamo stretto molto), Bologna all’Arteria, Milano al concerto per Dax, Genova, Santa Maria Capua Vetere (in provincia di Caserta) ad una festa di skinheads, un contesto quest’ultimo davvero bello ed ospitale.

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Alcune date del 2016

Dei vostri concerti al “Binario 68 Occupato” che mi dite?

Christian: ci abbiamo suonato due volte. Una agli inizi, ed una al compleanno per il primo anno del Binario. Serate che i Boundless Ska Project non dimenticheranno mai, c’era tantissima gente. In quell’anno, nel 2014, il Binario diede tantissimo alla città: una realtà politica e culturale importantissima che ha ospitato mostre, concerti, dibattiti e tanto altro.

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Il “Binario 68 Occupato”

In questi giorni festeggiate cinque anni di Boundless Ska Project, ed avete scelto dei posti che amate per celebrare questa ricorrenza.

Christian: sì, abbiamo selezionato dei luoghi in cui suonare. Il primo scelto è stato Porto Badisco, al Bar da Carlo, è un posto che noi frequentiamo sempre. Ci andiamo molto spesso l’estate. A volte ci riesce quasi difficile arrivare al mare, perchè prima del mare c’è sempre una tappa in quel bar, che può essere anche molto lunga. Giuseppe, il titolare, è un nostro carissimo amico. Non avevamo mai suonato lì, l’abbiamo fatto a Natale, ed è stata una data con tantissimo pubblico, tanto alcool e tanto divertimento. Il 27 Dicembre abbiamo suonato a San Cesario, da Luca, persona con cui abbiamo un rapporto bellissimo. Con lui collabora anche “Sandrone”, fondatore del primo sound salentino autocostruito, “Sound Massive”.

Per quanto riguarda il concerto al Bluebeat, invece? E’ un posto molto caro a tutti noi.

Antonio: certo, la birra al Bluebeat è buona, e loro son dei grandi!

Christian: quello del Bluebeat è stato un concerto importante, perchè anche quello è stato un altro anniversario. Suonammo al Bluebeat per la prima volta il 30 Dicembre 2012, e ci siamo tornati il 30 Dicembre 2016, precisamente quattro anni dopo. Sia quello del 2012 che quello del 2016 sono stati dei bei concerti. Moltissima gente, e si è ballato tanto nonostante le dimensioni del posto.

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I Boundless live al Bluebeat, 30/12/2016

Rispetto al vostro primo album, Quattro Quarti d’Aria, quanto tempo è passato? Siete soddisfatti di quello che avete fatto?

Christian: l’album è uscito nel 2014, ed i riscontri sono stati molto buoni, sia quelli avuti dai giornalisti che dagli appassionati. Guardiamo a quel disco come ad un concept album, sono dei brani che cercano di integrare tutta la black music. Nulla è stato fatto a caso.

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Quattro Quarti d’Aria

Ci fu anche un singolo, vero?

Christian: già, il singolo ed il video estratto fu Skarillon. E’ un brano ska che ha un tocco swing. Al primo video del Boundless Ska Project hanno partecipato molti dei ragazzi che ci seguono qui a Lecce, ci sembrava giusto fare questa scelta. Ed è stata davvero una bella esperienza, anche se a tratti molto impegnativa: fare il video è stato più difficile di quanto pensassimo. Ma siamo stati molto contenti del risultato. Tutt’ora suoniamo live i brani di Quattro Quarti d’Aria. Continuano a piacerci molto, spesso li rivisitiamo e modifichiamo leggermente.

Ed a livello locale, come è stato recepita la vostra attività da musicisti?

Christian e Antonio: non sempre siamo stati capiti, a volte qui a Lecce siamo stati semplicisticamente definiti come “i ragazzi che suonano reggae”. I Boundless Ska Project sono una giovane formazione che non ha avuto, soprattutto a Lecce e soprattutto da chi di dovere a Lecce, il giusto riconoscimento. La nostra è una musica che vale tanto, facciamo anche pezzi molto belli e molto difficili, come alcuni brani di Charles Mingus o di Thelonious Monk. Pensiamo, sinceramente, di aver dato un contributo al jazz leccese che non è stato apprezzato sufficientemente, probabilmente anche a causa del fatto di essere usciti fuori dagli stereotipi più affermati del jazz qui in città. A volte c’è molta rigidità rispetto al jazz. Paradossalmente, abbiamo ottenuto molta più considerazione fuori Lecce che a Lecce, salvo ovviamente le eccezioni riguardanti i contesti prima citati.

I Boundless Ska Project sono al lavoro su un nuovo album? Vi va di anticipare qualcosa?

Christian: certo! Abbiamo messo da parte molti brani, tutti nuovi, sempre vicini allo ska, al reggae, strumentale ma non solo. Tireremo fuori anche delle sorprese. L’unica difficoltà è riuscire a ritrovarsi tutti insieme e dedicarci il giusto tempo, considera che siamo tutti studenti di musica, e personalmente studio anche infermieristica, si sa che di ska non si campa. Comunque, abbiamo già registrato alcune pre-produzioni, siamo pronti a mettere tutto nero su bianco. Siamo contenti e la qualità ci sembra buona.

Per quanto riguarda il periodo d’uscita, invece?

Antonio: pensiamo sarà il 2017, ma non sappiamo ancora dire dettagliatamente in quale mese. Quello che possiamo anticipare con più certezza è che a Febbraio 2017 uscirà un nostro nuovo video e singolo.

Vorrei parlare di qualche vostra collaborazione. Avete avuto a che fare con molti artisti, e mi sembra che il vostro rapporto musicale più lungo sia stato con Treble.

Christian: sì, è durato circa un anno. La collaborazione partì con il brano No Tap, nel quale io e Antonio eravamo ai fiati, poi è proseguita registrando molte parti nell’ultimo disco di Treble, Terra mia. Da un punto di vista dei live, abbiamo fatto una serie di concerti insieme nell’estate del 2014. La collaborazione non è continuata, ma non per colpa nostra. Treble ha cominciato a lavorare con un’altra formazione.

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I Boundless Ska Project con Treble

Sempre per quanto riguarda le vostre collaborazioni, sono rimasto folgorato da quella con Aban, durante il live alla No Racism Cup 2016. Ho trovato veramente innovativo quel mix tra rap, elettronica e jazz. Mi piacerebbe vedere l’uscita di (almeno) un vostro singolo con Aban.

Antonio: però quella con Aban non non è stata una collaborazione fatta come Boundless Ska Project. Soltanto alcuni di noi hanno collaborato con lui a quel live.

Christian: si è trattato di un rapporto d’amicizia messo sul palco. Siamo stati io (che in quel caso non ero al trombone ma gestivo la parte elettronica), Antonio (al sassofono), Feliciano (alla batteria), e Marco (al basso). In effetti è un peccato che, almeno per ora, la cosa non stia avendo seguito.

Oltre a queste collaborazioni, i Boundless Ska Project hanno condiviso il palco con tanti altri musicisti. Penso che sarebbe interessante sentirvi ricordare il live con Suggs dei Madness a Tricase (live di cui si è già parlato alla fine di questa recensione), quello con Lee Perry al Festival dei Popoli a Corsano, e quello con Militant P.

Christian: per quanto riguarda l’esibizione con Suggs McPherson dei Madness, non eravamo come Boundless Ska Project. Era un concerto come Salento All Stars, ad Agosto 2015, e noi fummo chiamati come fiati, e come rappresentanti della scena ska salentina. Antonio si sparò One Step Beyond con Suggs, e questa penso sia stata una soddisfazione enorme. Quella sera, durante l’esibizione, Suggs mi prese il trombone e cominciò a suonarlo. Quando me lo restituì, aveva un fortissimo odore di alcool, chissà cosa aveva bevuto! Lui arrivò pochi secondi prima dell’inizio del concerto, ed era molto entusiasta. Partimmo con One Step Beyond, poi Night Boat To Cairo, Our House, It Must Be Love, e poi il bis di nuovo con One Step Beyond.

Christian: in merito a Lee Perry, era il 2013. Il direttore artistico del festival era Gabriele Panìco, un grande musicista ed un grande appassionato di ska. Inizialmente, Lee Perry doveva cantare in live-set. Poi ci fu un cambio di programma e fummo chiamati noi come backing-band. Ci mandarono i brani, li studiammo, facemmo due prove. I brani erano pezzi famosissimi, come Punky Reggae Party, War In A Babylon, Soul Fire, Sun Is Shining.

Di quella sera, mi è rimasto impresso il look pazzesco di Lee Perry.

Christian: vero, era incredibile! Ci sono due aneddoti interessanti da raccontare rispetto a quella serata.

Vai!

Christian: il primo aneddoto riguarda il fatto che prima di salire sul palco Lee Perry ha fatto i tarocchi, tarocchi che aveva nel suo cappello. I tarocchi gli dissero che uno dei brani in scaletta, Chase The Evil, non si poteva più suonare in quanto avrebbe rievocato gli spiriti che gli avevano messo a fuoco lo studio, e ce lo disse proprio all’ultimo momento. Risolvemmo il problema di Chase The Evil cambiando il titolo del pezzo. Il brano era lo stesso e lo sapevamo tutti, però lui gli diede un altro nome per sentirsi più tranquillo, lo chiamò The Sun Beats The Moon. Il secondo aneddoto divertente è dato dal fatto che Feliciano, il nostro batterista, durante il live stava suonando la batteria ad un ritmo forse troppo veloce. Lee Perry gli andò incontro per rimproverarlo: Feliciano ne fu impaurito. Il concerto, comunque, fu bellissimo, e ricco di ritualità.

Antonio: e pensa che prima di salire sul palco Lee Perry aspetta sempre che la band cominci a suonare, e lui non entra in scena finchè – così ci fu detto quella sera – Apollo non si allinea con alcuni particolari pianeti. Quando ciò avviene, lui da l’ok per l’inizio del live.

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Lee Perry con i Boundless

Chiuderei ascoltando il racconto dell’esperienza con Militant P.

Christian: l’esperienza con Militant P è una cosa a cui teniamo particolarmente. Dj War è una delle pochissime persone che continuano ad andare a trovare Militant P nella casa di cura in cui si trova. Un amico di Feliciano lavorava lì come operatore sanitario, e nel 2013 noi andammo a trovarlo, facendo con lui un piccolo concerto nella casa di cura. Lui cantò con noi. In quell’occasione abbiamo avuto modo di conoscerlo. Nel 2015 poi fu organizzato un concerto che aveva l’obiettivo di riunire alcune figure importanti provenienti dalla scena delle posse. In programma c’era inizialmente anche Bunna degli Africa Unite, oltre a Treble e Soul Boy. Fu ospitato anche Militant P. Io e Feliciano andammo da lui il pomeriggio precedente, nella casa di cura, per decidere i pezzi. Lui suonò la chitarra con noi, sapeva a memoria tutti gli accordi. Arrivò il giorno dell’evento, evento che si chiamava Ogni Uomo è Mio Fratello, e lui aprì il suo concerto con un Padre Nostro. Tutti ne fummo sorpresi, molta gente lo fischiò, e lui chiese al pubblico di avere rispetto e di farlo finire. Poi fece i suoi cinque/sei brani, ce la mise davvero tutta, aveva molta energia. Alcuni brani che eseguì furono storici pezzi come Fuecu, Videopolitica. Fu un momento emozionante, davvero da brividi. Militant P ha sofferto tantissimo nella sua vita, ha avuto tanti problemi ma nonostante ciò ci ha lasciato tantissimo, come artista e come uomo.

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