Luigi De Gaspari, in arte Mr. T-bone, è una figura centrale per la scena ska italiana. Ho potuto intervistarlo in occasione del live degli Uppertones a Bologna. Gli Uppertones sono uno dei gruppi più cool attualmente in circolazione in Italia, e sono Mr. T-bone (voce e trombone), Ferdinando Masi aka CountFerdi (batteria) e Peter Truffa (piano). L’intervista è stata lunga, interessante, divertente.
Le note in corsivo tra parentesi sono mie. Tutte le risposte sono di Mr. T-bone, eccetto dove indicato.
Gli Uppertones sono un progetto giovane, ma è evidente la vostra autorevolezza musicale sul palco e la vostra esperienza. Cosa c’era prima degli Uppertones?
Noi tre ci conosciamo da tantissimi anni. Io e Ferdinando (CountFerdi), il batterista, suoniamo insieme dal ’92: Fernando Masi è stato il batterista dei Casino Royale, prima band ska italiana. Da fan, li conobbi e nel ’92 registrai insieme a Fernando e ai Casino Royale un disco che si chiamava Dainamaita. Fu un disco importante perchè rappresentò la svolta Trip-Hop per il gruppo. Da lì in poi io e CountFerdi abbiamo continuato a suonare insieme. Nel 2000 ho conosciuto quest’uomo (si rivolge a Peter Truffa, entrato nel camerino proprio in quel momento, che assiste all’intervista a momenti alterni, non partecipando a causa del suo discutibile italiano. Peter Truffa è di New York), che suonava il piano con la New York Ska Jazz Ensemble. All’epoca io avevo appena fondato la mia prima band, che si chiamava Jamaican Liberation Orchestra, con la quale aprimmo i NYSJE. In quell’occasione io e Peter Truffa ci conoscemmo. C’era del feeling, diventammo molto amici e nel 2002 io cominciai a suonare con la NYSJE. Da allora io e Peter abbiamo sempre suonato insieme. Per quanto riguarda gli Uppertones, c’è da dire che è un progetto a cui pensavo da tantissimo tempo: ho tanta esperienza, ho suonato in tanti gruppi, ho capito cosa funziona e cosa non funziona. Da tanti anni volevo fare un gruppo Jamaican Boogie, ma non trovavo la formula giusta. Non volevo fare l’ennesimo gruppo con 7/8 persone…

Peter Truffa, Mr. T-bone, CountFerdi
Mi pare che quest’aspetto vi contraddistingua molto, considerato anche che negli Uppertones c’è una perfetta corrispondenza tra la formazione in studio e la formazione nei live…
Esattamente!
Per un certo periodo, comunque, avevo perso di vista Peter, lui è tornato in America, io ho avuto due figli. Poi ci siamo reincontrati esattamente un anno fa ed io gli ho raccontato questo mio sogno di un gruppo Jamaican Boogie, ma non riuscivo a sintetizzarlo ed a renderlo reale. Ci siamo visti a casa mia, abbiamo cominciato a suonare ed abbiamo capito che ci serviva Ferdi. L’abbiamo chiamato, ci siamo visti con lui in sala prove e nel giro di due giorni abbiamo trovato un’etichetta che ci ha pagato lo studio e prodotto il disco. E’ stato un disco di cover in quanto non avevamo il tempo di scrivere pezzi originali. Così son nati gli Uppertones. Il disco, Closer To The Bone, è uscito il 12 dicembre 2015 con un’etichetta di Milano che si chiama Brainlab Groove. Da allora siamo partiti ed abbiamo fatto 115 concerti in un anno.
115 è un numero incredibile. A proposito di live, è notevole la vostra “vocazione internazionale”: avete molti più concerti all’estero che in Italia. Da che dipende?
Amo moltissimo girare per il mondo, lo faccio ormai da 20 anni con tanti gruppi. Viaggiare, suonare e conoscere gente è la mia vita. Questo progetto, come tutti i miei altri, è aperto al mondo, e considero l’Italia solo un paese di questo mondo.
(nel frattempo entra il manager degli Uppertones che prova a convincere la band, con poco successo, a tornare in albergo nel giro di dieci minuti. Arriva anche CountFerdi, leggendario batterista ex Casino Royale ed attualmente con Uppertones e Bluebeaters. Approfitto della sua presenza per chiedergli come son messi i Bluebeaters)
Ciao Ferdi, vorrei parlare dei Bluebeaters. Come stanno ora? Penso che il vostro ultimo Everybody Knows fosse un ottimo album.
Ferdi: I Bluebeaters stanno bene! Stiamo lavorando ad un disco che uscirà il prossimo anno. Per la prima volta l’album sarà composto da pezzi originali. Far solo delle cover alla lunga non è il massimo, fare pezzi originali ci darà l’occasione per valorizzarci ancora di più. Chissà cosa viene fuori. Ci stiamo lavorando, anche se c’è già della roba da un anno e mezzo. Stiamo sperimentando ed entreremo in studio a breve. L’album potrebbe uscire a primavera 2017, ci tocca correre!
Visto che ora ci siete entrambi (Mr. T-Bone e CountFerdi), ne approfitto per chiedervi qualcosa in più sulle vostre influenze musicali e sull’immaginario cui vi ispirate anche da un punto di vista culturale ed estetico.
Gli Uppertones si rifanno a quella che è la musica giamaicana degli anni ’50: Jamaican Boogie, Jamaican R’n’B, tutto quel filone lì. La cosa è interessante perchè in Giamaica negli anni ’50 c’erano queste band che suonavano soprattutto negli hotel, suonavano calypso, mento, la musica che volevano sentire i turisti americani andando in Giamaica. Questi musicisti, a loro volta, ascoltavano la musica che arrivava dall’America: jazz, boogie, il primo rock’n’roll, e nei day off (giorni liberi), in genere il lunedì, si incontravano ed insieme facevano delle jam. Suonavano jazz, suonavano boogie, suonavano quello che avevano voglia di suonare e non quello che erano obbligati a suonare negli alberghi durante i normali giorni lavorativi. C’erano band strepitose come i Calypsonians. Ogni Hotel aveva la sua band residente.
Spettacolo!
Già, è strepitoso. Me l’ha raccontato Larry McDonald, storico percussionista che suonerà anche nel nostro prossimo disco. Mischiavano il jazz e il boogie con ciò che sapevano suonare loro, quindi il calypso e il mento. E’ quello che ora noi cerchiamo di ricreare. Questo mix musicale, qualche anno più avanti, avrebbe dato vita alla musica ska. Anche il nostro look è influenzato dalle bands di quel periodo, che si rifacevano alle formazioni americane di boogie e di swing: l’eleganza è parte della musica. La musica ska con il fenomeno dei Rude Boys ha assorbito quest’aspetto, arrivando più avanti anche in Inghilterra. L’abito è stato una peculiarità di questa musica.

La copertina di Closer To The Bone
Mi piace immaginare gli Uppertones come una band che fa le cose che ti ho appena citato, ed i brani del nostro primo album infatti vengono da lì. Il genere a cui facciamo riferimento, come tutta la musica, rappresenta un continuo miscuglio di influenze: non esiste il bianco e il nero. Dove è nata una cosa non si sa mai veramente. Ad esempio ho scoperto che Rosco Gordon, che è stato uno dei rappresentanti del Memphis blues, durante un viaggio in Giamaica sentì Theophilus Beckford, un pianista che fu tra i primi a suonare questo strano boogie con il levare. Rosco Gordon ne rimase colpito, tornò a Memphis e cominciò a suonare il Memphis blues: grazie a ciò diventò un mito, perchè suonava una cosa che non esisteva in America. Ma i giamaicani a loro volta copiavano dall’America. C’è questo strano miscuglio di gente che si copia a vicenda. Questa è la storia della musica che suonano gli Uppertones: è chiaro che non è facile dire da dove viene precisamente, perchè ognuno dice d’esserne stato l’inventore, avendo dato ognuno un contributo…
Infatti, ad esempio nella scena ska, non mancano i soprannomi quali the king of ska, the grandfather of Ska, the prince of ska ecc.
Proprio così: ognuno, a modo suo, ha contribuito a creare questo sound che noi amiamo. Ma la musica ska non è finita in Giamaica. Anche il rap di oggi è influenzato da quel periodo, in particolare dal fenomeno dei sound system e dai vari toasters che improvvisavano sulle basi. La musica è sempre stata un copiare, un continuo convergere di influenze. Anche se il punto di partenza è quasi sempre l’Africa. Diciamo che questi pochi anni di cui ti ho appena parlato ci hanno molto influenzato.
Ferdi, vuoi aggiungere qualcosa?
Ferdi: A me piace molto il progetto degli Uppertones. Io sono molto più legato allo ska che a quello che viene dopo, ed in generale al rock’n’roll, musica che ho sempre suonato. Mi interessa molto il discorso sul pre-ska lanciato da Mr. T-Bone, ed i racconti diretti di Larry McDonald – personaggio incredibile – sono molto utili. Ha cominciato a scrivere la sua biografia…
Mi dite qualcosa in più su Larry McDonald?
E’ una leggenda vivente, nel 2017 compirà 80 anni, io ho fatto tanti tour con lui, ci conosciamo da ormai 14 anni ed ogni volta che siamo in tour amo ascoltare le sue storie, ne ha da raccontare davvero tante. E’ nato a Porto Santa Maria in Giamaica nel ’39. La madre lavorava in un hotel, uno di quelli di cui ti parlavo prima: lo portava al lavoro con lui, e lì cominciò a suonare le percussioni. Suonava calypso e mento. E’ la persona che più mi ha influenzato in assoluto. La sua storia è incredibile, mi ha fatto capire l’essenza della musica: che non è guadagnare soldi o avere successo, l’essenza della musica è divertirsi e godere mentre suoni. Questo lui mi ha trasmesso…
E gli Uppertones si divertono mentre suonano?
Certo! Oggi prima del concerto, per esempio, ero devastato dal sonno. Poi salgo sul palco, penso a Larry ed io godo, è l’unica cosa che posso fare: se non ti prendi bene mentre fai musica, considerato che non lavoriamo in banca e non abbiamo uno stipendio fisso a fine mese, perchè cazzo lo fai? Almeno godi mentre lo fai! Hai già tante di quelle cose a cui pensare nella quotidianità che se non ti diverti sul palco…meglio lasciar perdere! Può sembrare banale, ma non lo è affatto, e quando lo capisci dici: bè, in effetti è chiaro, è ovvio! Bisogna viverla!

Gli Uppertones in studio
Tornando a Larry: quest’uomo qua suonava calypso e mento quando era solo la musica degli alberghi, una sorta di piano bar. Quest’uomo però aveva qualcosa di speciale. A fine anni ’60 Larry fece un disco prodotto da Coxsone Dodd, Studio One, e diventò il numero uno in Giamaica. Andai a casa sua una volta e gli feci una lunga intervista, come questa, gli dissi di raccontarmi tutto! Lui ha una valigia di cartone, la valigia dei ricordi, dove ha dentro delle memorie incredibili. Mi piace soffermarmi su questi aspetti perchè qui c’è il motivo per cui io suono. Negli anni ’60 Larry fece un singolo che diventò il numero uno in Giamaica. La Giamaica all’epoca era ancora una colonia inglese…
Già, mi sembra lo sia stata fino al ’62.
Esatto. Quindi lui non poteva espatriare dalla Giamaica. Neanche oggi i Giamaicani possono andare dove vogliono. Se vogliono espatriare hanno diritto di andare a Londra, e poi da Londra possono andare dove vogliono. Questa hit di cui ti parlavo, comunque, fu notata dal presidente della Giamaica Michael Manley. Michael Manley, più avanti, divenne famoso per il fatto che sarebbe avvenuto al One Love Peace Concert, con Bob Marley che fece stringere la mano ai politici delle due fazioni avversarie, in un periodo di forte violenza in Giamaica. Manley scrisse una lettera a Larry McDonald e gli chiese: “Larry, ti prego, vuoi suonare alla festa del primo maggio al Labour Day a Kingston?”. Lui rispose di sì. Io ho visto questa lettera e pure la locandina dell’evento, ed in piccolo nella locandina c’era anche il nome di Robert Nesta Marley, che all’epoca aveva 16 anni.
Immagino fossero i tempi della storica Judge Not…
Forse non aveva ancora fatto neppure Judge Not. Larry disse al presidente: “suono al Labour Day se tu mi dai un visto per uscire dalla Giamaica”. Cosa che avvenne, e nel 1973, l’anno in cui io sono nato, Larry decise di andare a New York. Larry si trasferì quindi a casa di un suo amico, che era Tommy McCook, ed ha vissuto a casa di Tommy per anni. Tra parentesi: io ho chiamato mio figlio Tommy. Nel frattempo, l’America negli anni ’70 era interessante, c’era una rivoluzione culturale con gli hippies e Larry si tuffò in questa rivoluzione. Si trasferì in California, dove conobbe questo giovane poeta che insieme a Larry, come molti hippies, recitava poesie. Larry lo accompagnava con le congas. Niente di nuovo, se non fosse che quest’uomo recitava poesie in rima accompagnate dalla musica per la prima volta nella storia dell’umanità. E quest’uomo era Gil Scott-Heron. A fine anni ’70 tornano a New York e registrano il primo disco che è oggi la pietra miliare per eccellenza dell’hip-hop. Larry s’è fatto 40 anni in tour in giro per il mondo con Gil Scott-Heron. Nel frattempo anche i giamaicani si resero conto del suo talento. Infatti fu chiamato a suonare in Funky Kingston dei Toots and The Maytals. Oggi, 2016, Larry McDonald suona con me e continua ad essere felicissimo! Questo è il senso che io do alla musica e Larry l’ha dato a me: sii felice, suona quello che ti piace e godi, indipendentemente da quello che ti gira intorno! Non a caso, da quando ho conosciuto Larry, ho lasciato tutti i gruppi con i quali suonavo prima, perchè non aveva più senso quello che stavo facendo.

Larry McDonald
E’ una storia molto molto affascinante. Visto che Larry sarà ospite anche nel prossimo album degli Uppertones, vi chiederei ora di anticipare qualcosa rispetto a questo vostro nuovo lavoro. Ho visto anche che avete lanciato un crowdfunding.
Un mese fa circa io e Peter ci siamo trovati e abbiamo scritto 26 brani originali. Non potevamo fare un disco di 26 brani originali, ovviamente. Così, prendendoci a bastonate tra di noi, ne abbiamo eliminati un pò e siamo arrivati a 18. E stiamo registrando proprio in questi giorni, a Torino, al NoMad Studio, un posto bellissimo. Il disco si chiamerà Up Up Up! e sarà composto da 17 inediti più una cover. La cover è interessante: noi non ci rifacciamo solo al Jamaican Boogie giamaicano degli anni ’50. Siamo anche legati all’immaginario italo-americano, infatti nel nostro primo disco abbiamo fatto una cover di Louis Prima, Angelina. L’ospite di questo brano era Jesse Wagner, che è il cantante della band che negli ultimi 20 anni ha dominato la scena ska mondiale con gli Aggrolites, gruppo di Los Angeles. E’ un frontman senza paragoni. Siamo diventati amici. Lui è siciliano di origine, da parte di madre, gli piace questo mondo. Mi ha detto che suo nonno era il barbiere del sassofonista di Louis Prima. Il mondo italo-americano lo affascina molto. E, pensa un pò, suo nonno era pure un mafioso. Insomma, tutto questo per dirti che Jesse tiene molto alle sue origini italiane. Incontrando noi ha praticamente trovato casa sua, e quindi abbiamo stretto. Ci siamo chiesti, insieme: “che pezzo possiamo fare per il prossimo disco?” La risposta non è stata immediata ma una sera lui, che ha il gomito facile, fece un video in casa sua, ubriaco come un cane, in cui cantava questa canzone che si chiama Eh cumpari (Ferdi e Mr. T-Bone cominciano a cantarla improvvisando). Jesse mette su Facebook questo video dedicandolo alla sua futura moglie con cui si sposerà a brevissimo. Appena vedo il video gli scrivo e gli dico: “questo è il pezzo che io e te dobbiamo fare!” E così, pochi giorni fa abbiamo registrato questo pezzo che, modestia a parte, è fighissimo. E’ un brano non molto famoso in Italia, ma in America è stata una grande hit per tutti gli italo-americani grazie alla versione di Julius La Rosa, ma fu cantata da tantissimi altri artisti tra cui da Dean Martin.
Ferdi: che, se posso, è pure molto difficile, perchè è tutta tagliata, è davvero un casino. Ma se viene bene è fatta.
Infatti! Io, volutamente, non l’ho spiegata troppo a loro, gli ho detto: seguite me. Gli ho spiegato il cambio, l’abbiamo fatta molto “ad osteria”, e di sottofondo vogliamo metterci pure bottiglie e bicchieri. E’ un pezzo in cui si aggiunge uno strumento in ogni strofa, sembra infinita. L’abbiamo rifatta mezza boogie, mezza swing, mezza italiana. E’ davvero un delirio. Questo brano uscirà solo su 45 vinile per un’organizzazione spagnola, si tratterà di una tiratura limitata di 100 copie circa. Per me gli anni ’50 sono stati gli anni della musica bella ed elegante, tra l’altro un periodo di grande umiltà (si usciva dalla guerra) e di fiducia nel futuro.
Oltre alla collaborazione con Larry McDonald, ce ne sono delle altre che ti hanno particolarmente segnato?
Ho avuto l’onore di suonare con gli Skatalites, e per me è stato un sogno realizzato, nonostante gli Skatalites siano completamente cambiati.
In effetti, direi che possiamo oggi quasi considerare gli Skatalites una cover band, ma visto il valore che per me riveste quella musica, va benissimo lo stesso…
Se vogliamo essere un pò più romantici, possiamo semplicemente dire che gli Skatalites sono un gruppo di persone che portano avanti un progetto.
Un’altra collaborazione che ricordo felicemente è stata quella con Derrick Morgan, poi Willi Williams, quello di Armagideon Time, canzone ripresa anche dai Clash.
Ferdi: hai suonato anche in Canzoni a manovella di Vinicio Capossela vero?
Già, disco importantissimo, per me è stata la più bella esperienza mai fatta in studio con un’artista italiano. Voglio concludere raccontandoti proprio un divertente aneddoto relativo a quest’esperienza. Tramite Roy Paci nel 1999/2000 fui invitato a suonare in Canzoni a manovella di Vinicio Capossela. Accettai molto volentieri, avevo 25/26 anni. Mi presento allo studio Officine Meccaniche, uno studio enorme. Io fui chiamato per suonare in un pezzo di soli 40 secondi. Vinicio ci chiese di suonare questo brano e di pensare di essere una banda ubriaca a mezzanotte. Volle farci immedesimare così tanto nella parte al punto da chiamare il bar e far portare litri e litri di ogni cosa. Così ci ubriacammo per tutto il giorno parlando, suonando e facendo cazzate. Quando tutti eravamo fusi come dei maccheroni – io avevo cominciato a vedere doppio – ha detto al fonico: è il momento, ragazzi, seguitemi e suonate con me. Ed in 40 secondi abbiamo fatto quel pezzo lì. Lui si è giocato un giorno di studio, pagando profumatamente i musicisti, per fare un pezzo di 40 secondi. E questa è per me una meraviglia, questa è passione.