Il sesso nella musica giamaicana

Articolo di Carl Gayle, tratto da un numero di Black Music del 1974.

Nel peggiore dei casi, il rude reggae arriva a sguazzare nelle profondità della volgarità più infantile. Nel migliore dei casi, conserva un’immediatezza grossolana e quasi inconsapevole che farebbe scoppiare a ridere anche il più puritano dei puritani.

La volgarità nel reggae è sempre stata un elemento presente, ma è stato solo due anni fa (1972, ndt) che la maggior parte del pubblico britannico ne ha avuto un primo gustoso assaggio grazie all’umorismo ed alla simpatia di un personaggio come Judge Dread ed alla sua Big Six, seguita poi da Big Seven e Big Eight. Big Six è stata censurata dalla BBC, ma ciò le ha donato un esubero di fama, facendone crescere le vendite. A dire il vero, le canzoni di Judge Dread sono anche abbastanza addomesticate ed è significativo notare che il suo brano più sboccato, Dr. Kitch, non è opera sua ma è semplicemente una versione di un originale calypso cantata da Lord Kitchener e pubblicata in Gran Bretagna una decina di anni fa da un’etichetta sussidiaria della Island, la Jump Up. Ne è stata fatta una versione anche da Georgie Fame.

Se non avete mai sentito parlare di questo famigerato Dr. Kitch, sappiate che è uno “specialista della puntura”: “Io lo spingo dentro, ma lei lo tira fuori / Io lo rimetto dentro, ma lei inizia a strillare: / Dr. Kitch, è terribile, non riesco a tollerare la lunghezza del tuo ago.”

L’album Big Five di Prince Buster è forse la raccolta più indecente di canzoni di questo genere nel mercato discografico del reggae. Molti brani usano delle basi già famose cambiandone le parole. La title track, infatti, è Rainy Night in Georgia, con un testo che dice qualcosa come: “Quante volte volevo mettere il mio cazzo dentro di lei”. Oppure si vanta dicendo: “Oggi ho fumato un grammo di erba / e stanotte le pianterò il mio seme in grembo, certo che lo farò”. Ma i pezzi che danno una prova di quanto ci si può spingere nell’essere offensivi sono due in particolare. Uno è At the Cross, basata sull’omonimo inno sacro, con nuove liriche come: “All’incrocio, all’incrocio dove me la feci nell’erba / fino a quando il mio cazzo non riusciva ad indurisi”. E The Virgin, che usa la melodia del canto a sfondo politico The First Time Ever I Saw Your Face, che ha dei versi come: “Mi avresti dovuto dire che era la tua prima volta, amore / avrei giocato attorno al bordo della tua cosetta, te l’avrei solleticata e ti avrei fatto cantare”. Da un punto di vista prettamente musicale, queste canzoni sono ben suonate e vocalmente Prince Buster dimostra una particolare dedizione all’argomento. Possiamo dire che canti con stile, anche se scarseggia di finezza.

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Uno dei primi pezzi “rude” di Buster era stato Rough Rider, pubblicato nel 1968. L’argomento della canzone è una sfida sessuale tra una coppia, nella quale il cantante è in disappunto dato che ha perso il primo round: “Lei era una cavalcatrice, ci sapeva fare con il mio cazzo, ed io non ce la facevo più / ho avuto una notte difficile”. Un anno dopo, Buster continuava a cantare della sua libidine in Wreck a Pum Pum, con un testo molto simile in quanto a rozzezza: “Voglio una donna per distruggerle il pum pum / anche una donna grassa / e se è brutta non mi interessa / ho un cazzo duro e voglio scopare“.

Ed un altro cantante che ha avuto la stessa influenza di Prince Buster in successivi brani rude giamaicani è certamente l’inimitabile Laurel Aitken, che sembra dare il meglio di sé quando si tratta di essere scurrile. Fire In Your Wire fu veramente uno shock quando fu pubblicata nel 1968, sia per lo stile vocale esageratamente rozzo di Aitken sia per la musica ed il testo molto esplicito. Dello stesso calibro era The Rise and Fall of Laurel Aitken, che Judge Dread cita come una delle sue più grandi influenze. Ma Pussy Price, edita su Nu Beat nel 1969, le batte senza dubbio entrambe dal punto di vista dell’oscenità. Le liriche sono grossolane, la musica invadente e aggressiva. Ed Aitken sembra prendere la faccenda dell’aumento del costo delle prostitute molto seriamente, cantando con un tono quasi dolente e, con l’aria di chi è evidentemente esperto in questo argomento, dichiara: “Quanto è aumentato il prezzo della figa / un tempo la ottenevi per soli trenta centesimi / ora se volessi scopare così spesso / finiresti a non poterti più pagare l’affitto”. Il testo volgare è esaltato dai bassi pesanti e dalla chitarra ritmica, specialmente nel momento in cui Aitken dice: “La figa è in sciopero – le ragazze sono difficili da ottenere / è un disastro per i cazzi – i ragazzi sono frustrati e abbattuti / si diventa quasi pazzi – disperati quasi a tal punto da diventare froci”.

Ma la prima serie di pezzi “rude” arrivava già dall’era Ska. Justin Hinds and The Dominoes contribuirono molto in questo campo, con lo strano stile vocale dal sapore folk di Hines che si prestava bene per due tra i brani più espliciti del gruppo: Penny Reel e Rub Up Push Up. In quest’ultima, suggerisce ad una coppia un modo ideale di riappacificarsi dopo una lite: “Strofinati su di me, spingi, fatti amare, perché sai di aver sbagliato”.

Il brano di maggior successo degli Heptones, Fatty Fatty, del 1967, fu il loro primo in assoluto ed è stato il loro unico passaggio in questo tipo di rozzezza. E’ un Rocksteady dall’atmosfera molto calda, che spiega la frustrazione del cantante quando inizia a cercare, invano, qualcosa di bello da fare la notte. Usando lo stile del botta e risposta, dice: “Voglio una donna grassa, molto grassa stanotte / ho voglia, ragazza, ho voglia / mi sento vigoroso, ragazza, mi sento vigoroso” ed il coro melodico rende la canzone memorabile, come l’esperienza che promette: “Ti dico, ragazza, che quando lo proverai vedrai che sarà bello”.

Kill Me Dead di Derrick Morgan era una canzone delicata e melodica. Segno che non devi per forza essere rozzo per essere volgare. L’umore dell’atto sessuale è colto dall’andamento rilassato del ritmo e dalle parole: “Stringiti attorno al mio petto / avvolgimi, avvolgi il mio corpo / strusciati e stringimi”. Tutto il brano scivola attorno al duetto con un coro di ragazze dal tono sensuale. Il raggiungimento dell’apice si ha con: “Il fiume sta scorrendo, oh Signore!”.

Due dischi usciti nel 1968, Bang Bang Lulu di Lloyd Terrell e Wet Dream di Max Romeo, in origine ideati per scalare le classifiche pop, furono molto apprezzati dalle giovani gang di Skinhead nel 1969. Il loro testo a doppio senso sembrava fatto apposta per gli Skinhead, che amavano cantare ad alta voce in coro, anche se non era stato concepito per questo pubblico. In Lulu le parole omesse erano evidenti e spesso erano cantate ad alta voce: “Lulu aveva un ragazzo, il suo nome era Tommy Tucker / che la prese in una stradina per vedere se poteva…”. Max Romeo ha affermato che si stesse riferendo al suo soffitto pieno di infiltrazioni d’acqua quando cantava: “Ogni notte, quando vado a dormire, faccio un sogno bagnato / stai stesa, ragazza, e fammi spingere, fammi spingere, rimani stesa”. Ma, naturalmente, non gli ha creduto nessuno.

La base di Barbwire di Nora Dean, pubblicata su etichetta Trojan, è presa in prestito direttamente dal pezzo rocksteady You don’t care dei Techniques e divenne molto popolare grazie all’atmosfera calda e sensuale che si combinava bene con il testo: “Ho incontrato un ragazzo l’altro giorno che aveva del filo spinato nelle mutande”.

Persino i Wailers non si sono dimostrati restii ad affrontare temi a sfondo sessuale. Uno dei loro pezzi più famosi, Bend Down Low, è esplicitamente sessuale: “Chinati a novanta grandi, permettimi di mostrarti quello che so fare”. Anche le sensuali Stir It Up e Kinky Reggae (“Sembrava avesse zucchero di canna sparso sul suo bugga wugga / avrei voluto godermelo tutto, ma ho dovuto accontentarmi di una sveltina”) hanno temi erotici.

Henry and Liza rendono volgare la famosa canzone per bambini There’s a Hole in My Bucket, con la loro divertente quanto imbarazzante Hole Under Cratches, pubblicata su etichetta Dragon nel 1973.

Ma, forse, il più apprezzabile album nel filone del rude reggae è Censored di Lloydie and the Lowbites, pseudonimo sotto cui si cela Lloyd Terrell, o Charmers, quello di Bang Bang Lulu. Le dieci tracce includono, oltre a quest’ultima, Rough Rider e Wine and Grime di Prince Buster ed un altro dei singoli di quest’argomento di Charmers, Birth Control. Questo pezzo inizia con un miagolio di un gatto ed una voce maschile che dice “Doris, la figa sporca!” e poi: “Doris, vai subito in bagno a lavarti quella figa, dai!”. Ma non si sta certo riferendo al gatto (“pussy” in inglese significa sia gatto che figa, ndt). Il brano Free Grind Ticket trasforma Love of the Common People in un brano a tema erotico: “La tua sorellina sta piangendo perché non si è fatta una scopata o due alla festa la scorsa notte”. Infine, afferma con disarmante vanagloria: “Ho un grande cazzo”.

Non è roba molto fine, vero? Ma il reggae è fatto anche di questo, o lo ami o lo odi. Perché il reggae è proprio come il sesso: è ovunque.

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