The Who @Unipol Arena (Bologna): live report

I The Who sono uno dei più grandi gruppi nella storia della musica mondiale. Ho deciso di raccontare qui il loro concerto considerata l’enorme influenza che i The Who hanno avuto nell’immaginario legato alle sottoculture giovanili. L’ultima data in Italia dei The Who risaliva al 2007. A Verona, quel giorno, il concerto fu pesantemente disturbato dalla pioggia. Ma i The Who sono finalmente tornati in Italia per due date. Una all’Unipol Arena di Casalecchio di Reno (Bologna), l’altra a Milano. Io l’ho potuti vedere a Bologna, il 17 settembre. Ascoltarli dal vivo è stata un’esperienza incredibile.

Il concerto è stato aperto dai The Slydigs, gruppo inglese che ha accompagnato i The Who per tutto il tour. L’apertura degli Slydigs non è stata spiacevole, ma neppure troppo esaltante. Ho trovato questo gruppo abbastanza anonimo e stereotipato. Ciò che contava, comunque, era l’attesa per l’entrata in scena dei leggendari creatori di Quadrophenia e di Tommy. Con un’arena vicinissima al sold-out (quasi 18.000 persone), il concerto comincia puntuale alle 21. Il pubblico è in delirio e grida continuamente il nome della band. Appena gli eroi salgono sul palco c’è un’esplosione generale di gioia: sì, è tutto vero, davanti a noi ci sono i The Who. Pete Townshend saluta simpaticamente il pubblico pronunciando qualche parola in italiano. Dopo di che si entra subito nel vivo con I Can’t Explain. Pete parte con la chitarra, Roger Daltrey sfoggia il suo marchio di fabbrica facendo volare il microfono, contorcendosi attorno ad esso. E’ subito magia.

Dopo I Can’t Explain è la volta di The Seeker, poi di Who Are You. Con The Kids Are Alright si vivono alcuni dei minuti migliori di tutta la serata. Vengono proiettate, in contemporanea alla canzone, le immagini del film Quadrophenia. E’ emozionante. Con My Generation è impossibile restare fermi, il pubblico urla e canta ogni singolo pezzo. Behind Blue Eyes è invece una delle canzoni più coinvolgenti.

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L’apice del concerto si raggiunge nella seconda metà. Pete annuncia, infatti, che sarebbero stati eseguiti alcuni pezzi tratti dall’album Quadrophenia. Quadrophenia è il mio album preferito di sempre, un concept in cui convergono temi senza tempo legati alla gioventù ed ai disagi psicologici. Il tutto inserito all’interno dell’esplosione della sottocultura Mod in Inghilterra negli anni ’60. Dall’album è stato tratto il celebre film omonimo. Al via con 5:15, che è una bomba. I’m One, con Pete Townshend che si prende tutta la scena, è uno dei momenti più toccanti. Sullo sfondo di The Rock scorrono alcune immagini legate ad importanti avvenimenti politici degli ultimi 50 anni. La fase Quadrophenia si chiude con Love Reign O’er me. E’ il pezzo che più ricorderò di questo concerto.

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Ci si avvia verso la fine, e si chiude con alcuni dei pezzi migliori scritti dai nostri eroi. Baba O’Riley è il penultimo. La chiusura è con Won’t Get Fooled Again. Qui Pete Townshend e Roger Daltrey danno il meglio, con Pete che si lancia a terra in un assolo di chitarra, e Roger che fa volare il microfono per un’ultima volta prima della fine. Il pubblico si alza in piedi, tutti sono con le braccia al cielo per cantare insieme quest’immortale poesia che inneggia alla ribellione.

A fine concerto Pete e Roger ringraziano emozionati il pubblico. L’accoglienza che l’Italia gli ha riservato è stata entusiasmante. I The Who hanno ricambiato nel migliore dei modi. Non penso esista un altro gruppo al mondo che a quell’età può fare ciò che i The Who hanno fatto a Bologna questa sera. Roger ha mantenuto la sua voce possente. Pete sul palco si muove a suo agio, energicamente. Il concerto è durato ben due ore, il che non è cosa comune. Non solo: a differenza di tanti altri loro coetanei, i The Who danno l’impressione di continuare a divertirsi e ad amare il loro lavoro. Per tutto il concerto mi sono sembrati realmente carichi e felici. La band che li ha accompagnati è stata eccellente, ogni singolo componente è valido ed ha alle spalle un autorevole passato come musicista. Tra questi c’è Zak Starkey, figlio di Ringo Starr, che ha anche fatto parte degli Oasis.

Per quanto mi riguarda, è stato il concerto più bello della mia vita. Il mio legame con i The Who va molto oltre il fatto che si tratta di una delle migliori band di sempre. Nei The Who convergono tanti temi e storie che a me sono care, oltre ad essere una delle principali colonne sonore della mia vita.

Questa la scaletta del concerto:

I Can’t Explain
The Seeker
Who Are You
The Kids Are Alright
I Can See For Miles
My Generation
Relay
Behind Blue Eyes
Bargain
Join Together
You Better You Bet
5:15
I’m One
The Rock
Love Reign O’er Me
Eminence Front
Amazing Journey
Sparks
Acid Queen
Pinball Wizard
See Me, Feel Me/Listening To You
Baba O’Riley
Won’t Get Fooled Again

 

 

2 Commenti

  1. Daniele

    “I The Who danno l’impressione di continuare a divertirsi e ad amare il loro lavoro”, credo che non ci sia affermazione più bella riguardo a un artista o, come in questo caso, un gruppo di artisti. Bel riassunto del concerto, hai saputo trasmettere il tuo entusiasmo. La prossima volta, ammesso che ce ne sarà una, cercherò di non perdermeli.

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    1. Gabriele Cavalera (Autore Post)

      Grazie Danny!

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