Come un fiume – The Ska Faces: intervista al regista Alessandro Melazzini

La locandina di "Come un fiume - The Ska Faces"

Come un fiume – The Ska Faces (Germania, 2015, Alpenway Media Production GMHB) è un cortometraggio diretto da Alessandro Melazzini. È il primo documento dedicato allo Ska in Italia. Alla passione per la musica Ska, all’interno del film, si intreccia quella per le sottoculture. Sono presenti vari live, ma anche interviste ad alcuni protagonisti ed appassionati. Il film è visibile gratuitamente al video qui di seguito.

Come un fiume è un documento importantissimo perché prova a riempire, seppure in modo inevitabilmente parziale, un vuoto presente in Italia, ovvero quello relativo alla narrazione della scena ska italiana, ed alla riflessione su di essa. Attraverso le voci di alcuni dei protagonisti della scena Come un fiume ci offre finalmente l’opportunità di farlo. Per approfondire l’argomento ho posto delle domande al regista di Come un fiume, Alessandro Melazzini, che si occupa di cinema e televisione di professione ed ha alle spalle un’importatissimo ruolo nella storia dello ska italiano, in quanto fondatore dello storico sito Skabadip (fermatosi nel 2005). Informazioni approfondite su Alessandro Melazzini si possono trovare al suo sito personale.

All’inizio del film dici che Come un Fiume – The Ska Faces è un atto d’amore nei confronti della musica in levare. Come e quando è nato quest’amore? 

La musica in levare mi è sempre piaciuta, ho approfondito agli inizi degli anni ’90 acquistando dischi dei Madness a Londra, poi in un mio soggiorno di studio a Rotterdam nel 1996 ho “saccheggiato” alcuni negozi specializzati in ska tradizionale, reggae e dub. A fine 1997 ho creato SkabadiP perché vivendo allora in un buco sperduto come Sondrio, ho pensato che sarebbero stati tanti gli amanti dello Ska nelle mie condizioni tra le province italiane. Internet ha reso possibile la realizzazione di questo progetto e mi ha fatto conoscere meglio la scena. In particolare sono entrato in contatto con Sergio “Phrofet” Rallo, uno dei massimi esperti italiani di musica Ska, che ha contribuito con le sue recensioni e le sue conoscenze a rendere SkabadiP un sito di riferimento.

» Qui l’intervista a Sergio Rallo, il “profeta” dello ska italiano appena citato da Alessandro

Quando hai sentito l’esigenza di fare un film sullo ska, e quanto è stato difficile portare avanti questo progetto?

Per anni ho lavorato come corrispondente culturale dalla Germania per testate nazionali e ogni volta che proponevo articoli sugli skinheads e lo ska venivo cassato. Quando sono passato a girare documentari ho colto l’occasione per fare da solo, anziché lamentarmi del disinteresse degli altri. Fare il film è stato semplice, perché conoscevo la scena. Oskar degli Statuto è stato molto disponibile, e ho trovato naturalmente interesse nel supportare la cosa presso gli intervistati. Difficile è stata la post-produzione, per questioni economiche. Avendolo prodotto io senza scopo di lucro, sono passati anni prima di riuscire a concluderlo e, quando l’ho fatto, è iniziato un percorso molto lungo e complesso per chiarire i diritti d’autore musicale presso le case discografiche. Alla fine però tutto è filato liscio.

Come un Fiume – The Ska Faces è un contributo molto interessante, ma bisogna dire che il tuo apporto è parziale. Questo film guarda soltanto al nord-Italia ed esclude alcuni gruppi a scapito di altri. In base a cosa hai scelto i gruppi da intervistare e da mostrare all’interno del film?

In base al fatto che ho avuto 5 giorni di riprese e nessuno mi ha dato una lira per fare il film, che appunto è un corto e non ha ambizioni enciclopediche. Magari torneró sull’argomento quando avrò più mezzi. Non ho preteso di fare il film sullo Ska in Italia, ma solo di dare un contributo d’amore, lieto di stimolare altri a continuare. Così come SkabadiP ha stimolato altri, e tu per ultimo con il tuo nuovo sito. Il mio, come il tuo, è stato un “Labour of love“.

Sei stato il creatore del sito www.skabadip.com, a mio parere la più importante ed autorevole fonte di informazione sulla musica ska in Italia. Un patrimonio incredibile tra recensioni, biografie, live ecc. Ci sono addirittura interviste a gente del calibro di Laurel Aitken o Desmond Dekker. Ci racconti un po’ la storia di questo sito? Perché si è fermato?

Il sito è nato dalla mia idea e dalla mia passione, e si è alimentato grazie al contributo di ottimi collaboratori, i cui nomi sono ancora leggibili. Si è fermato perché per fare un sito fatto bene gratuitamente occorre molto tempo e passione, e dopo 7 anni (ed essendomi trasferito in Germania) ho pensato che il mio lavoro l’avevo fatto, e che volentieri continuassero gli altri. Pensa che avevo persino passato tutto il sito a un tipo che ha creato – con il mio consenso – un omonimo www.skabadip.it ma dopo che gli ho passato il tutto e che ha avuto persino la fortuna di poter continuare a collaborare con il mitico “Sergio Da Prophet Rallo”, mi ha trattato a pesci in faccia.

A cosa stai lavorando in questo periodo? Pensi che in futuro potresti ancora lavorare ad altri progetti riguardanti la musica ska?

Ho appena concluso il mio ultimo film documentario, penso che il titolo dica tutto: Cicciolina. L’arte dello scandalo, coprodotto con il canale culturale franco-tedesco ARTE. È stata molto dura, ma alla fine sono davvero contento di come è riuscito. Spero che arrivi anche in Italia in autunno. Mi piacerebbe fare un documentario con un budget serio su una band iconica come i Madness e uno sulla vita di uno Skinhead Original, ma la vedo difficile.

Come vedi la situazione attuale in Italia? Mi riferisco sia alla musica ska, ma anche al mondo delle sottoculture.

Non seguo da molto la scena ska italiana, e mi ha sempre infastidito l’abitudine di buttarla in caciara, chiamando band con nomi del cazzo e piazzandoci sempre dentro il gioco di rima con Ska. Conosco e ammiro naturalmente gli One Droppers perché sono anche nel film, e recentemente ho ascoltato un disco della North East Ska Jazz Orchestra, mica male. E se vuoi il mio parere, a me Nina Zilli non dispiace. Segno che lo Ska, come sempre, è un fiume carsico: sparisce e poi ritorna mainstream. Il mondo delle sottoculture mi interessa relativamente, ma non apprezzo questo loro tirare confini e rinchiudersi nel loro bozzolo, un po’ come fanno primi fra tutti i Mods, se mi permetti, e sperando che Oskar e Naska non mi mandino subito a cagare.

Secondo te, in Giamaica, lo spirito della musica ska è ancora vivo o si limita ad essere soltanto “storia”?

Non sono mai stato in Giamaica perché non bisognerebbe conoscere i propri sogni. Qualche anno fa ti avrei detto che probabilmente quello schifo di Dancehall da tastierina casio ossessivamente ripetuta ha spazzato via tutto, ma avrei detto una stupidata. Recentemente ho visto un documentario su ARTE dedicato al nuovo Reggae e ho scoperto cantanti tanto belle quanto brave come Jah9 e tutto un nuovo roots reggae, motivo per cui sono portato a pensare che ci sia anche un revival Ska. Ma di questo dovresti parlare con chi davvero sa, ovvero con Sergio Rallo o Santo Vito War: salutameli, per piacere.

Se ti va, scegli una canzone per salutarci.

» A questo link tutte le interviste realizzate da lamusicaska.it

2 Commenti

  1. Verso Denver

    Ottima intervista. Non manca di critica e di approfondimenti interessanti. Bravo!

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    1. Gabriele Cavalera (Autore Post)

      Grazie mille!

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