I The Bakesys e la “Ghost Town” dei giorni nostri: “More Bakesys”

La copertina di "More Bakesys", ultimo album dei Bakesys

Solitamente una similitudine non è il modo migliore per cominciare una recensione, ma in questo caso è inevitabile: i The Bakesys, ska-band dall’Essex (UK), ci fanno pensare tantissimo agli Specials. Questi ragazzi non ci provano neppure a nascondere le loro influenze. Il nome del loro ultimo album ha un forte valore simbolico, non solo nel titolo, More Bakesys, ma anche nella (bella) copertina, nei contenuti e musicalmente. Il risultato è comunque molto buono. Premessa: anche se prima abbiamo usato la parola “ragazzi” per rivolgerci a loro, i The Bakesys non sono l’ultima tra le tante band emergenti. Nati nel 1990, hanno alle spalle una lunga carriera musicale che l’ha portati a dare vita a cinque dischi. Uno di questi, del 2001, era The Bakesys. Non poteva mancare il seguito, di cui stiamo per parlare.

More Bakesys è un mini album, contiene solo cinque tracce. Questo fattore non sminuisce l’interesse nei confronti di questo lavoro, considerato anche che è grazie ad esso se abbiamo scoperto i The Bakesys.

L’apertura, Anything & Everything, ci indica in modo preciso i riferimenti musicali di More Bakesys. Basta un attimo per immergerci in un clima simile a quello di Ghost Town, singolo-capolavoro degli Specials. La leggendaria band 2 tone di Jerry Dammers nel 1981 descrisse il degrado della società neoliberista con un testo, una musica ed un video perfetti, riuscendo anche a guadagnarsi un enorme successo commerciale oltre al titolo di “Miglior singolo del 1981“. I Bakesys partono da lì, attualizzando nei contenuti il messaggio degli Specials. La band inglese, infatti, ci regala un album ricco di riflessioni sociali e politiche. Così in Anything & Everything li sentiamo dire: “Nothing left standing in this forgotten town/The shops are closed/They’ve all gone away/Nothing to spend around here anyway“.

La seconda traccia di More Bakesys, If You Ain’t Got It (You’ll Never Get It), è introdotta da un giro di basso che omaggia Armagideon Time di Willie Williams, riprendendo poi le atmosfere tetre della precedente traccia, mantenendo alto il livello di critica sociale. Il ritornello, pur suonando benissimo al nostro orecchio, è profondamente pessimista: “The river’s too deep/The mount is too high/The valley’s too wide/So don’t even try“. Your 10ft Smile continua su questa linea.

More Bakesys è un album che vorrebbe essere cupo, ma ci riesce solo in parte. La terza canzone, che pure parla di zombie e si chiama proprio When The Zombies Come, è in realtà un pezzo che ispira allegria. Qui troviamo tracce di ska, in contrasto con il solido dominio del reggae, che caratterizza tutto l’album. La chiusura è con No Time For Counting Sheep, forse l’unico pezzo del disco che risulta decisamente inquieto, nella musica come nel testo, probabilmente il migliore di More Bakesys. Sono il tono della voce e la musica a regalarci una bella porzione d’inquietudine, ma un ruolo importante lo gioca l’insistente ritornello che, in modo pressante ed ansioso, ripete continuamente: “I get up before I go to sleep/Bills to pay and appointments to keep“. Parole che ben descrivono la vita contemporanea, l’assenza di tempo libero e lo stress derivante da impegni e scadenze.

More Bakesys è un buon lavoro ed un’occasione per scoprire un gruppo che, pur essendo fortemente ancorato al passato è in grado di creare, nei toni e nei contenuti, dei messaggi freschi ed attuali.

 

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